L’Europa delle opportunità? Più domande che certezze
Un sondaggio di Eurobarometro segnala attese e dubbi dei cittadini dei 28 a proposito di equità, giustizia sociale, istruzione, chances, salute, reddito.
Il sondaggio realizzato da Eurobarometro per conto della Commissione europea sul grado di “equità” presente nelle società europee, presentato a Bruxelles il 23 aprile, consegna alcuni elementi di riflessione e apre altrettanti punti interrogativi.
La maggioranza degli europei ritiene infatti di “disporre di pari opportunità per progredire in futuro”, vi si legge. Gli europei “non sono tuttavia altrettanto convinti che la giustizia e le decisioni politiche siano applicate in modo paritario e coerente nei loro rispettivi Paesi, a prescindere dallo status sociale, dalle disponibilità economiche e dalle relazioni”. “La stragrande maggioranza pensa inoltre che le disparità di reddito siano troppo ampie e che i governi dovrebbero intervenire in proposito, mentre “meno della metà ritiene che la parità di opportunità e il proprio status sociale siano migliorati nel tempo”.
Insomma, le risposte mostrerebbero un discreto livello di contraddizione, oltre al fatto che, analizzati Paese per Paese, i risultati sono assai differenti. Il sentore dell’equità sociale è in genere maggiore nei Paesi del nord Europa rispetto all’Europa mediterranea, e la percezione dell’equità, della giustizia, delle “opportunità” è superiore (e questo sembra ovvio) tra chi ha livelli maggiori di istruzione e redditi più elevati.
I principali risultati dell’indagine Eurobarometro sull’equità sociale riguardano soprattutto istruzione, reddito, status sociale e mobilità intergenerazionale. Illustrano pure le percezioni del fenomeno migratorio e della globalizzazione. Secondo Eurobarometro oltre la metà degli intervistati ritiene che le persone abbiano pari opportunità di farsi strada (58%). Questa cifra “nasconde tuttavia notevoli disparità regionali, con l’81% degli intervistati di questo parere in Danimarca, ma solo il 18% in Grecia”. La crisi economica ha lacerato nel profondo il corpo sociale ellenico e ulteriormente marcato le distanze tra le “Europe” più o meno ricche.
Dall’indagine emerge poi che la “stragrande maggioranza degli intervistati (84%) ritiene che le differenze di reddito siano troppo elevate”; il 39% degli intervistati reputa che l’immigrazione nel suo Paese sia positiva, mentre il 33% è del parere contrario, anche in questo caso con forti differenze nazionali.
“Per cavarsela nella vita, una buona salute e un’istruzione di qualità sono – spiegano più avanti i ricercatori che hanno condotto il sondaggio – considerate essenziali o importanti rispettivamente dal 98% e dal 93% degli intervistati”. Ma anche “lavorare sodo” e “conoscere le persone giuste” sono considerati fattori essenziali o importanti da oltre il 90% dei rispondenti. Tutta Europa è Paese, verrebbe qui da commentare.
Meno della metà degli intervistati (46%) ritiene che, rispetto a 30 anni fa, vi sia maggiore parità di opportunità di farsi strada, con più del 70% di opinioni concordanti a Malta, in Finlandia e in Irlanda, ma meno del 25% in Croazia, Francia e Grecia. Una società bloccata, dunque, dove il progresso sociale non arride alle nuove generazioni.
Si tratta “solo” di un sondaggio, è vero, ma qualche domanda di fondo rimane… Anche perché il grado di fiducia e di serenità espresso degli italiani non brilla certo per ottimismo