Industria e alimentare prima manifattura d’Italia. Traguardo importante che non deve far dimenticare il valore dell’intera filiera
Un sistema di produzione dai campi alle tavole (quella che viene indicata come filiera agroalimentare allargata) che vale la bella cifra di 620 miliardi di euro circa
E’ quella alimentare l’industria manifatturiera in prima fila in questo momento. Sì tratta di un dato importante, che deve far pensare molto circa le potenzialità dell’intera filiera agroalimentare nazionale in confronto con il resto dell’economia.
Agroalimentare, dunque. Perché – è necessario ricordalo subito – senza l’agricoltura che fornisce le materie prime (senza, cioè, quel “agro” prima di alimentare), gran parte dell’industria alimentare nazionale avrebbe grandi difficoltà nella conquista di traguardi sempre più importanti. Certo, un ruolo importante hanno anche le importazioni di materie prime, ma gran parte della qualità delle produzioni alimentari industriali è frutto della bontà del lavoro delle imprese agricole. Per questo, hanno in fin dei conti ragione i coltivatori diretti ad affermare, ogni volta che possono, quanto sia giusto parlare di un sistema di produzione dai campi alle tavole (quella che viene indicata come filiera agroalimentare allargata) che vale la bella cifra di 620 miliardi di euro circa. Un settore che conta qualcosa come quattro milioni di lavoratori, 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. Di “patrimonio del Paese” ama dire Coldiretti, che fa riferimento anche ad un altro dato importante per l’agricoltura: il primo posto in Europa per valore generato per ettaro, quasi 3000 euro, il doppio rispetto alla Francia e 2/3 in più della Germania. Ancora i coltivatori, poi, ricordano alcuni dei traguardi raggiunti dalla produzione agricola e alimentare nazionale. Come, per esempio, il primato europeo delle produzioni agricole biologiche con 80mila operatori, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (325), 526 vini Dop/Igp, 5547 prodotti alimentari tradizionali. E senza dire dei traguardi sempre raggiunti e superati delle esportazioni.
Filiera, quindi, che passa obbligatoriamente per una buona parte dalla trasformazione industriale. Che, Federalimentare indica come “la voce manifatturiera più performante” facendo riferimento alle statistiche Istat del mese di novembre 2024 quando i volumi di produzione hanno registrato, a parità di giornate di calendario, un aumento tendenziale del +4,5%, in accelerazione dopo il +3,7% di ottobre. L’Ufficio studi dell’associazione degli o industriali fa quindi notare: “Il passo del settore riprende dunque slancio e si consolida, generando una crescita tendenziale sugli undici mesi del +2,0%, dopo il +1,7% dei dieci mesi e il +1,5% dei nove mesi”. Ovvio che occorra comunque guardare dentro ai numeri generali. Emerge quindi che tra le industria a correre di più sia quella dei gelati, seguita dai “piatti preparati” e della “lavorazione e conservazione dei pesci e dei crostacei”. Ciò nonostante Federalimentare fa notare come il comparto abbia amplificato “il rimbalzo rispetto al 2023 sottolineando una dinamica premiante rispetto agli altri asset fondamentali del paese”. Non tutto comunque appare essere così roseo come indicano i numeri generali. Le preoccupazioni ci sono, e tante. Basta pensare alle incertezze legate alle misure protezionistiche paventate oltreoceano, ma anche alle incognite dettate dall’andamento di alcuni costi come quelli dell’energia. Federalimentare comunque sottolinea: “Le prospettive per il 2025 rimangono più che positive, anche in relazione alla più volte richiamata capacità di evolvere del settore”. Una capacità che, come si è detto, deve molto all’intera filiera di cui l’ha trasformazione industriale fa parte.