Il cuore oltre lo schermo. La scuola al tempo del Coronavirus
Scuola digitale. La chiusura per oltre un mese degli istituti ha impresso una forte accelerata sull'insegnamento a distanza. Ma la parola chiave rimane inclusività
In tempo di Coronavirus l’Italia sta plasmando un nuovo modo di essere scuola. Ne è convinto il comitato scientifico della Fondazione Girolamo Bortignon per l’educazione e la scuola della Diocesi di Padova. In questo frangente del tutto particolare in cui il governo si è visto costretto a chiudere i battenti di tutti gli istituti dello Stivale – atenei compresi – la didattica digitale è diventata protagonista come non mai del sistema educativo. Ma dalla riflessione condivisa all’interno del comitato in questi giorni emerge con chiarezza una parola chiave imprescindibile: inclusività.
«È fondamentale che tutti continuino a imparare e a farlo possibilmente nel modo che gli è più congeniale – sottolinea Barbara Pastò, pedagogista e presidente del comitato scientifico – Attraversiamo un momento creativo, in cui molto dipende dall’iniziativa degli insegnanti e dalle possibilità delle famiglie, anche in termini di dotazione tecnologica. La scuola sta cercando, con senso di responsabilità, di creare un altro modo per esserci. Non si tratta solo di compiti da fare, ma di esperienze da condividere, nella differenza delle proposte. Gli insegnanti facciano sentire la loro presenza ai ragazzi anche se non fisica. Ma va tenuto il filo che li unisce con alunni e gli alunni tra loro».
Insegnanti di sostegno e insegnanti di classe stanno collaborando da vicino per trovare quali sistemi prediligere per diventare efficaci nella proposta dei contenuti in questo passaggio inedito. «Osserviamo un fatto molto interessante – continua Pastò – I rappresentanti di classe, in molte realtà, si stanno attivando contattando le famiglie dei ragazzi nelle singole classi, per controllare se le lezioni on line o i compiti trasmessi attraverso il registro elettronico rappresentano strumenti utili per i ragazzi e realmente a disposizioni di tutti. Sta scattando una certa solidarietà tra famiglie per andare avanti insieme».
Se il timore che la didattica a distanza rimpiazzi quella in presenza è del tutto infondato, c’è tuttavia un lato positivo in tutta questa vicenda: grandi e piccoli comprendono l’enorme opportunità che hanno nel sistema scolastico. Un valore che spesso si dà per scontato.
Cari insegnanti, non dimenticate di emozionare
«Meglio puntare su alcuni principi basilari ispirati al comune buon senso e non tanto alle pratiche didattiche di moda», riflette Giovanni Zannoni, già dirigente scolastico. Anzitutto non fare della didattica digitale un’overdose di informazioni. E poi non dimenticare che « trasmettere nozioni e informazioni vuol dire anche emozionare i ragazzi». Infine, le classi virtuali hanno fruizioni differenti in base alle possibilità della famiglia. Per non fare «parti uguali tra diversi» (Don Milani) «meglio un sms ben fatto per far sentire ai ragazzi che l’insegnante li pensa piuttosto che una piattaforma perfetta».
Rai scuola, palinsesto più corposo
A partire da lunedì 9 marzo, il canale e il sito Rai scuola (146 dtt) e il portale Rai cultura hanno arricchito la propria offerta didattica. Ci sono in particolare cinque ore di programmazione in più al giorno divise per materia.
Gio Evan lancia il "Coloravirus"
Sarà di certo un gioco virale(!). Il poeta Gio Evan, dalla sua pagina Facebook, ha lanciato "Coloravirus", gioco di società da due giocatori da 0 a 99 anni. Giorno 1: niente tv, faccende e giochi in famiglia. Giorno 2: passeggiate, e così via.