I dubbi di Tusk sul Brexit: l’inferno attende chi lo ha inventato? E il “no deal” ormai è dietro l’angolo
Il presidente del Consiglio europeo usa toni particolarmente duri verso la situazione di stallo creatasi a Londra. Incontrando il premier irlandese, Donald Tusk ribadisce che l'accordo per un "divorzio ordinato" non si ridiscute. E lancia un ultimatum a Theresa May che domani sarà a Bruxelles
C’è l’inferno ad attendere chi ha promosso il Brexit “senza nemmeno avere la bozza di un piano di come portarlo a termine in sicurezza”? Il dubbio nasce dalle parole espresse oggi dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, al termine dell’incontro, svoltosi a Bruxelles, con il premier della Repubblica d’Irlanda, Leo Varadkar. Parole durissime, persino insolite per il suo stile (e per il ruolo ricoperto), quelle di Tusk, che segnalano una volta di più che ormai si va verso un divorzio col Regno Unito senza un vero accordo.
È il “no deal” che avanza, a cinquanta giorni dal Brexit (29 marzo 2019).
Varadkar fa tappa a Bruxelles per incontrare Tusk, il presidente della Commissione Juncker e il coordinatore del Parlamento europeo per il Brexit, Guy Verhofstadt. Il premier irlandese è fortemente preoccupato per quanto potrà accadere con il Brexit e con l’uscita di una parte dell’isola verde dal mercato unico e dall’Unione. Nella Repubblica d’Irlanda si temono pesanti ricadute economiche ma più ancora – questo ormai è lampante – una ripresa delle violenze tra le due comunità, quella nordirlandese e il resto d’Irlanda.
Tusk, che parla a nome dei 27 governi dell’Unione, chiude a ogni possibile revisione dell’accordo per il “recesso ordinato” di Londra dall’Ue e torna a raccomandare alla premier Theresa May di fare il possibile per convincere il parlamento e il governo britannici a rispettare lo stesso accordo, e la dichiarazione sul futuro dei rapporti tra Regno Unito e Ue, definiti a novembre.
Il messaggio di Tusk guarda alla giornata di domani, quando la May sarà a Bruxelles per incontrare lo stesso Tusk, Juncker, Verhofstadt e il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. Il presidente del Consiglio europeo, dopo aver rassicurato Varadkar sul pieno appoggio degli altri 26 alla Repubblica d’Irlanda, sentenzia: “La posizione dei 27 è chiara ed è espressa nei documenti concordati col governo britannico. L’Unione europea non fa alcuna nuova offerta”, ovvero “l’intesa raggiunta non è aperta per un nuovo negoziato”. Poi sottolinea:
“Spero che domani ascolteremo dalla premier May una proposta realistica su come porre fine all’impasse” creatosi a Londra, con lo spettro del Brexit senza regole. Una prospettiva negativa, che porrebbe in discussione i rapporti futuri tra Ue e Regno Unito sotto ogni profilo, a partire dai diritti e dagli interessi dei cittadini europei e britannici.
Tusk lascia intendere, nuovamente, un giudizio pessimista sulla decisione inglese di lasciare la “casa comune”, per poi aggiungere: “oggi non esiste una forza politica e non esiste una leadership efficace” a Londra, “che possa invertire la marcia” del Brexit.
“Il nostro compito più importante adesso è prevenire uno scenario senza accordi” e “la massima priorità per noi rimane il problema del confine con l’isola d’Irlanda e la garanzia di mantenere il processo di pace in conformità con l’Accordo del Venerdì Santo. Non c’è spazio qui per le speculazioni, l’Ue stessa è prima di tutto un progetto di pace. Non giocheremo con la pace”. Tusk, con una sorta di tira-e-molla, ammorbidisce poi i toni: “credo che una soluzione concordata sia ancora possibile e farò tutto quanto è in mio potere per trovarla. Ma il senso di responsabilità ci dice anche di prepararci per un possibile fiasco”. Nuvole nere si addensano sulla Manica.