Famiglia, l'impatto di Pnrr e Family act secondo gli esperti
Occupazione femminile, povertà femminile e denatalità: questi i temi al centro del convegno organizzato dall'Università di Roma Lumsa, che ha visto la partecipazione anche della ministra Bonetti
Occupazione femminile, povertà femminile e denatalità: questi i temi al centro del convegno 'Family act e nuovi modelli di welfare: le sfide del Pnrr', organizzato dall'Università di Roma Lumsa e tenutosi stamattina.
"La povertà femminile è un fenomeno diverso dalla povertà maschile e per questo è una sfida per le politiche sociali, che devono trovare strumenti per individuarla e prevenirla", ha detto Folco Cimagalli, presidente del corso di laurea in Scienze del servizio sociale e del non profit dell'Università Lumsa .
Per Cimagalli, la povertà femminile "si lega alle strutture familiari, al mercato del lavoro, al fatto che le donne spesso trovano occupazioni precarie. Per molto tempo il sistema familiare in cui il lavoro del coniuge garantiva benessere ha protetto le donne dalla povertà, ma un indebolimento delle strutture familiari fa sì che le donne siano più vulnerabili".
Per quanto riguarda l'impatto della pandemia sulla povertà femminile, "il rapporto Caritas sulla povertà 2021- ha detto Cimagalli- afferma che a pagare il prezzo più salato sono state le donne, su cui è calato tutto il carico di cura. Su oltre 200mila persone che si sono rivolte alla Caritas nel 2020, 104.700 sono donne".
Anche Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la famiglia, si è soffermata sull'occupazione femminile, sottolineando che nel Family act, riforma di accompagnamento al Pnrr, sono presenti "politiche familiari di sviluppo, di sostegno alla natalità e per la possibilità di liberare talenti e competenze che il nostro Paese finora non ha completamente valorizzato. Penso al lavoro femminile e a tutta la parte che riguarda i giovani".
Tuttavia, secondo Matteo Rizzoli, professore di Economia pubblica all'Università Lumsa, "il Family act è un lavoro enorme ma è nato qualche anno fa e già non è più all'altezza dei problemi che abbiamo ora. Credo ci sia bisogno di una legge annuale sulla natalità, che giudichi come le altre misure impattano sulla famiglia e di un'agenzia nazionale della famiglia, come in Trentino. Il Trentino- ha spiegato- si prende sempre come punto di riferimento- e lì non sono i soldi a fare la differenza, ma tanti microinterventi che creano un clima di 'family mainstreaming': quando si parla di demografia la soluzione è nella famiglia".
Per Rizzolli è necessario affrontare il tema della denatalità: "Siamo già sotto il 'worst case scenario prospettato dall'Istat e di questo passo, nel 2052, quando la nuova generazione dell'Europa avrà 30 anni, saremo a meno 15 milioni di persone, e dimezzati nel 2072. Eppure- ha concluso- nel Pnrr c'è poca demografia, poca famiglia".
"Tutti i sindaci italiani sono in prima linea per cogliere l'opportunità del Pnrr in ogni campo e in particolare abbiamo l'esigenza di recuperare 5 postazioni in graduatoria sull'equiparazione di uomini - donne: entro il 2026 contiamo di passare dal 14esimo posto europeo a 5 posizioni in su". A dirlo è il presidente del Consiglio nazionale Anci (Associazione nazionale comuni italiani) Enzo Bianco.
Di grande importanza per Bianco è raggiungere l'obiettivo 4 sugli asili nido: "Sono centrali per l'organizzazione della famiglia e per le nuove generazioni. Esistono due Italie: il Nord con uno standard accettabile, di livello europeo, e il Sud con un sistema di asili nido inadeguato", ha concluso.
Al convegno hanno partecipato anche Sveva Avveduto, dirigente di ricerca emerita presso il Cnr- Irpps di Roma; il presidente del corso di laurea in Management and finance della Lumsa Filippo Giordano; Maria Pangaro, direttrice di Efal; Gian Paolo Gualaccini consigliere Cnel e capo delegazione Terzo settore- Non profit; Emanuele Massagli, ricercatore in Pedagogia del lavoro e presidente di Aiwa; la professoressa di Diritto delle politiche sociali e del lavoro Roberta Caragnano; il prorettore dell'Università Lumsa Gennaro Iasevoli; la presidente del corso di laurea in Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali Stefania Cosci, il direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, economia e politica e lingue moderne della Lumsa, Claudio Giannotti, e Roberta Caragnano, professoressa di Politiche sociali e del lavoro all'Università Lumsa.