Europhonica: l’Europa pop dei giovani colleghi di Antonio e Bartosz
Lo studio radio del Parlamento a Strasburgo intitolato a Megalizzi e Orent-Niedzielski, rimasti vittima dell'attentato dell'11 dicembre. La testimonianza dei giornalisti-universitari tornati a raccontare l'Unione europea. Per una "nuova narrazione" della politica comunitaria che sia comprensibile a tutti i cittadini
Avevano spento i microfoni di Europhonica all’indomani dell’11 dicembre 2018, quando i loro amici e colleghi Antonio Megalizzi e Bartosz Orent-Niedzielski erano stati colpiti mortalmente a Strasburgo, nel corso di un attentato, dove si trovavano per seguire una sessione del Parlamento europeo, come quella è iniziata oggi, 11 febbraio. E due mesi dopo, i loro colleghi, per lo più giovani studenti universitari, sono di nuovo qui a Strasburgo per riaccendere quei microfoni e tornare a raccontare la sessione parlamentare, proprio in nome di Antonio e Bartosz, con la determinazione quasi irruenta dei giovani che hanno un sogno, un’idea e un progetto. Il loro progetto è di raccontare ai coetanei, studenti universitari, ma non solo, “l’Unione europea: è una macchina difficile da far capire”, dice Caterina Moser, tra i giovani protagonisti di questa esperienza. “Non siamo i più bravi e non certo i primi, ma con la forza della sola passione abbiamo avuto sempre in mente di servire un unico pubblico, il più difficile di tutti, i giovani”. Europhonica infatti è una rete di radio universitarie di diversi Paesi europei, nata il 1° settembre 2015. Fino a qui è vissuta in piena autonomia e senza alcun genere di sostegno economico, “solo con la passione”, ripete anche Clara Stevanato, redattrice, con “il rigore dei giornalisti” e “senza fare politica”, ma discutendo, anche con idee molto diverse e non necessariamente tutte pro-europeiste.
Lo sforzo è di “raccontare ciò che succede nel palazzo cercando sempre il punto di contatto con il pubblico”: fatto di giovani preparati, ma “è una popolazione in cui solo il 2% ha vissuto l’esperienza Erasmus. La narrazione che racconta la ‘generazione Erasmus’ è falsa. E noi in questi tre anni abbiamo cercato di tirare per la giacchetta i ragazzi per farci ascoltare”. L’ascolto si ottiene “rendendo più pop l’Unione europea”. Andrea Fioravanti porta un esempio, raccontando di un pezzo che fece proprio Antonio per spiegare un evento “estremamente lontano dai millenials”, il Brexit. Antonio l’aveva raccontato partendo dalla domanda: “che fine faranno i giocatori della Premier League, quando la Gran Bretagna uscirà dall’Ue?”. “Questa è la nostra cifra”, conclude Andrea, “cercare di capire e di rendere semplice il linguaggio degli eurodeputati”.
Europhonica è – nelle parole dei giovani “colleghi” di Antonio e Bartosz – una palestra di “giornalismo di cittadinanza”, spazio di formazione giornalistica, di apprendimento “sulla macchina europea”, di confronto tra esperienze giovanili di vari Paesi. Se è stata la drammatica vicenda di Antonio a rendere famosa questa esperienza, ora in tanti affermano: “è bellissima, deve essere sostenuta”. “Ed è il momento di farlo”, dicono i giovani di Europhonica. Al presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani è stato chiesto di fare tutto il possibile perché entro maggio si realizzino i sogni di Antonio e Bartosz, che sono anche i nostri”.
Intanto oggi, simbolicamente, il presidente Tajani ha scoperto una targa apposta all’ingresso dello studio radiofonico del Parlamento europeo per ricordare i due giornalisti scomparsi. Accogliendo familiari e colleghi dei giornalisti ha dichiarato: “Hanno lavorato tra noi, erano benvoluti da tutti, ed erano parte della nostra famiglia qui a Strasburgo e a Bruxelles”. “Non possiamo rimarginare le ferite del vostro cuore”, ha detto il presidente rivolgendosi a familiari ed amici, ma nessuno dimenticherà Antonio e Bartosz, il cui progetto informativo ed europeista “è ripartito”. “L’Europa non è il Parlamento, l’Europa non è la Commissione”, ha aggiunto Tajani; l’Europa “sono i valori, i nostri valori – pace, diritti, libertà e democrazia – per i quali si sono spesi questi giovani e che condividiamo e siamo pronti a difendere. Così vivrà la memoria di Antonio e Bartosz”.
La proposta di questo gesto commemorativo simbolico era arrivato dalla europarlamentare Silvia Costa che però ha anche inoltrato la richiesta di “intitolare ad Antonio e Bartosz una borsa di studio per giovani giornalisti che raccontino l’Europa ai propri coetanei”. Costa ha inoltre reso nota la proposta che “dal 2021 ci sia una sezione dedicata al sostegno della qualità del giornalismo europeo, alla lotta alle fake news e allo sviluppo del pensiero critico”, e in particolare “una linea di finanziamento dedicata al sostegno di progetti europei promossi da radio universitarie per raccontare l’Europa ai giovani. Chiedo ai gruppi politici di sostenere la mia proposta e a voi di farvene interpreti”. Un altro progetto che sta per nascere a Strasburgo, è quello della “casa di Bartosz”, uno spazio fisico in città di convivialità incontro, confronto, espressione creativa. È Dorotée, la mamma del giovane polacco Orent-Niedzielski, a descrivere quella che sarà una iniziativa “educativa e sociale, uno spazio di vita sana e corresponsabile, per promuovere la presa di coscienza della vita individuale e collettiva”. La municipalità di Strasburgo ha già mostrato il suo interesse a sostenere il progetto. Sarà in quella casa, tra l’altro, che Europhonica avrà finalmente uno studio, una sede. Nemmeno le pallottole sono riuscite a fermare i sogni d’Europa di Bartosz e Antonio.