Coronavirus in Europa. Candele accese alle finestre di casa per “illuminare questa notte con un oceano di luce”
Non solo l’Italia. Anche i vescovi di Francia, Svizzera, Belgio, Irlanda, Inghilterra e Galles hanno deciso di sospendere, fino a data da destinarsi, la celebrazione di ogni celebrazione pubblica delle messe. A Londra il cardinale Nichols invita tutti alla responsabilità: “Per favore, fai la tua parte”. Da Bruxelles invece il cardinale De Kesel lancia un monito: “Nessuno può permettersi di considerarsi un'eccezione”. Dalla Francia e dalla Svizzera invece la proposta di “illuminare questa notte con un oceano di luce” accendendo una candela sul davanzale di casa
Candele accese alle finestre delle case, suono delle campane, opere di volontariato e solidarietà con chi è fragile e solo, preghiere in casa. In tutta Europa, tanti piccoli gesti per “rendere omaggio alle vittime del Covid19”, sostenere tutti coloro che stanno combattendo sul fronte della sanità, per “illuminare questa notte con un oceano di luce e di speranza”. Le Chiese europee rispondono così alla pandemia del Coronavirus. Nell’ultima settimana, i vescovi delle diverse Conferenze episcopali hanno di giorno in giorno aggiornato le misure di contrasto del contagio fino ad arrivare, in molti casi e alla luce delle direttive dei singoli governi, alla cessazione assoluta di tutte le messe e funzioni religiose. Dunque, non solo in Italia sono state messe in atto misure molto restrittive. Ma se le porte delle chiese si chiudono alle celebrazioni, varie sono le iniziative proposte.
Parte dalla Francia la proposta di aprire la finestra e accendere una candela tutti insieme, credenti e non, alle 19.30 di mercoledì 25 marzo, giorno in cui la Chiesa cattolica celebra la Festa dell’Annunciazione. Per dieci minuti le campane di tutte le chiese suoneranno come “gesto di comunione” e “fraternità”, per “rendere omaggio alle vittime del Covid19” ma anche a tutti coloro che con il loro lavoro e la loro dedizione “danno speranza e rendono la vita dei nostri Paesi ancora possibile”. “Siamo in guerra”, aveva detto il presidente della Repubblica Emmanuel Macron alla tv quando ha annunciato il blocco totale del Paese. “Il nemico è lì, che avanza invisibile, sfuggente, e questo richiede la nostra mobilitazione generale. Siamo in guerra e tutta l’azione del governo e del parlamento deve essere diretta a combattere l’epidemia”. I vescovi hanno immediatamente risposto all’appello del Capo dello Stato vietando le celebrazioni delle messe in tutte le chiese di tutte le diocesi francesi a partire da lunedì 16 marzo. E in un messaggio alla Nazione mons. Éric de Moulins-Beaufort, arcivescovo di Reims e presidente della Conferenza episcopale francese invita a non perdere la speranza anche in questo tempo di prova.
“A tutti, diciamo che la nostra comunità nazionale uscirà più forte da questa prova”.
Luce anche in Svizzera. Le chiese evangeliche riformate e cattoliche della Confederazione si sono unite ed invitano ad accendere una candela sui davanzali delle case di tutto il paese ogni giovedì alle 20 fino al Giovedì Santo. E’ del 16 marzo la decisione presa in via “straordinaria” dal Consiglio federale svizzero – di chiudere bar, ristoranti, locali pubblici, scuole e negozi non alimentari fino al 19 aprile. Le Chiese, ovviamente, hanno seguito le indicazioni del governo centrale ed hanno disposto il divieto in tutte le diocesi e comunità di tutte le celebrazioni religiose pubbliche e manifestazioni religiose. In un messaggio comune, la Conferenza episcopale svizzera e la Chiesa evangelica riformata invitano con l’accensione della candela alle finestre ad
“illuminare un oceano di luce e di speranza in tutto il paese”.
“Il coronavirus ci pone di fronte ad una evidenza: siamo e restiamo esseri fragili”. Comincia così una lettera che il cardinale Jozef De Kesel, arcivescovo di Malines-Bruxelles e presidente dei vescovi del Belgio, ha rivolto ai cattolici invitandoli a vivere questa crisi sanitaria, in spirito di comunione e solidarietà, soprattutto verso i più poveri e i più soli. “Nessuno può permettersi di considerarsi un’eccezione”. “La mentalità ‘ognun per sé’ ci rende ancora più vulnerabili. Siamo responsabili l’uno dell’altro su scala globale. La terra è veramente la nostra casa comune”. I vescovi del Belgio sono stati tra i primi in Europa, subito dopo l’Italia, a sospendere tutte le celebrazioni liturgiche pubbliche nel Paese a partire dal 14 marzo. Stessa decisione è stata presa anche dai vescovi irlandesi che hanno dovuto annullare tutte le celebrazioni per il giorno di San Patrizio. L’arcivescovo di Armagh, mons. Eamon Martin, che consacrerà, dopo l’Angelus nella festa dell’Annunciazione del 25 marzo, l’Irlanda e il suo popolo all’Immacolato Cuore di Mariaha invitato i fedeli a preparare nelle famiglie uno spazio adeguato alla preghiera quotidiana con un crocifisso o semplicemente con una candela.
Anche la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, dopo aver consultato i vescovi delle diocesi, ha concordato la cessazione di tutte le liturgie pubbliche a partire da venerdì sera del 20 marzo. “A causa della situazione, l’obbligo per i fedeli di partecipare alla Santa Messa di domenica viene rimosso, fino a nuovo avviso”, si legge in una nota diffusa da Londra a firma del segretario generale rev. Christopher Thomas. La decisione è stata presa dopo che il primo ministro Boris Johnson ha annunciato in conferenza stampa la chiusura di tutte le scuole in Gran Bretagna a causa dell’emergenza. L’obiettivo ora del governo “è rallentare la diffusione del virus”. In una lettera ai cattolici inglese, il cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e primate della Chiesa cattolica in Inghilterra e Galles, spiega perché i vescovi inglesi hanno deciso di prendere misure drastiche. “In risposta alla pandemia di Coronavirus, molti aspetti della nostra vita devono cambiare. Ciò include i modi in cui esprimiamo pubblicamente la nostra fede”. Ed invita in “questi tempi difficili” a prendersi cura del prossimo “specialmente degli anziani e dei vulnerabili”, a “contribuire alle nostre banche alimentari locali” per supportare l’azione per i poveri; a sostenere in tutti modi il volontariato.