Georgia. Mons. Pasotto: “Tensione cresce. Si cerchino vie di pace, non di violenza”

Quinto giorno consecutivo di tensioni a Tbilisi, dove migliaia di cittadini sono scesi in piazza per protestare contro la decisione del premier Irakli Khobadidze di sospendere i negoziati di adesione all'Unione Europea fino a tutto il 2028. Davanti al parlamento georgiano si sono verificati scontri tra i manifestanti pro-Unione Europea e la polizia, che ha utilizzato gas lacrimogeni e idranti per disperdere la folla. La testimonianza di mons. Pasotto, amministratore apostolico del Caucaso dei Latini

Georgia. Mons. Pasotto: “Tensione cresce. Si cerchino vie di pace, non di violenza”

“Le strade sono piene di gente. E’ davvero impressionante. La situazione rischia di degenerare. Speriamo che non succeda niente, speriamo che non arrivi quell’incidente che può scatenare una grande esplosione”. Raggiunto telefonicamente dal Sir, mons. Giuseppe Pasotto, amministratore apostolico del Caucaso dei Latini, esprime da una città in fiamme Tblisi preoccupazione. E racconta: “Tutte le sere, ormai da 5 sere, la grande strada principale della città si riempie di persone, specialmente di giovani, e il loro numero cresce ogni sera. Si è addirittura parlato di 100.000 persone radunate. Devo dire che cresce anche la tensione. Perché se le prime sere erano più serene, adesso con gli interventi della polizia e la reazione di qualche manifestante che provoca e non si sa se è infiltrato o meno, la tensione cresce”.

“Il clima – spiega l’amministratore apostolico – è diventato teso dopo le elezioni che sono state fatte e che non sono state riconosciute da moltissima gente e dai partiti che non sono di governo. A questo si è aggiunta la dichiarazione del Primo Ministro che ha detto che per i prossimi quattro anni non si parlerà di andare in Europa, bloccando di fatto tutto il cammino dei negoziati di adesione all’Unione Europea. E questo ha fatto arrabbiare la gente e la rabbia si è tradotta in manifestazioni. La gente dice che questa decisione va contro la Costituzione, perché il testo della Costituzione georgiana obbliga tutte le istituzioni del paese a fare quanto hanno in potere per garantire il futuro europeo della Georgia”.

“La dichiarazione del primo ministro è stata vista come un tradimento e il segno di una direzione che spinge la Georgia non più verso l’Europa ma verso Mosca”

A scendere per strada sono soprattutto i giovani. “Sono loro i protagonisti di queste manifestazioni dando prova di grande forza. Oggi hanno chiuso una buona parte delle università. Le manifestazioni cominciano alle 7 di sera e finiscono alle 7 del mattino. Rimangono per strada dalle 14 alle 12 ore e la maggior parte del tempo è battaglia tra le forze della polizia e i manifestanti. Ma evidentemente non hanno paura. Si avvicinano alla polizia. Resistono ai gettiti di acqua, rimangono bagnati al freddo per tutta la notte, ma vanno avanti. Si vede anche la solidarietà che cresce. Si vedono persone che portano da mangiare e aiutano. Impressiona la perseveranza di chi resta così ore ore per strada”.

“La paura che ho, è che la violenza sta crescendo. I luoghi delle manifestazioni si stanno moltiplicando anche in altre città del Paese”.

Ma cosa rappresenta l’Europa agli occhi dei ragazzi? “Europa vuol dire novità, progresso, libertà, vuol dire guardare in avanti”, risponde Pasotto che poi aggiunge: “Non mi sento di rappresentare la voce di chi manifesta, certamente però l’Europa rappresenta anche una vocazione che la Giorgia ha sempre avuto negli anni passati. In realtà non sono solo i giovani a manifestare. Ci sono anche adulti, anziani. C’è chi ha protestato 20 anni fa per far cadere Shevardnadze. Insomma, ci sono tantissime persone che hanno vissuto il periodo dell’Unione sovietica e non vogliono tornare indietro a rivivere in quel clima. Speriamo che si trovi una strada. Il governo dice di avere tutto il diritto per rimanere perché sono stati eletti”. C’è chi dice che “la situazione potrebbe cambiare solamente se ci sono nuove elezioni”. Ma un vero esito, dipenderà molto anche dall’inizio effettivo della presidenza Trump.

La piccola Chiesa cattolica in Georgia ha rilanciato ieri una dichiarazione pubblica. “I momenti difficili, dove si pensa si vada verso la catastrofe o il caos, sono anche quelli in cui possiamo vedere, come le doglie per un parto, segni di novità. Come cristiani dobbiamo avere questa certezza nel cuore, perché siamo nelle mani di Dio. La nostra chiesa cattolica in Giorgia è vicino a tutti coloro che vivendo l’amore per la propria patria e per il proprio popolo, specialmente in questi giorni, sono capaci di esprimere pubblicamente di credere nella verità, nella giustizia, nel bene comune, fondamenti primari di una società veramente umana.

La nostra Chiesa è unita a coloro che cercano e propongono vie di pace, di non violenza, di ricerca del dialogo e ha a cuore in particolare coloro che in questo nostro paese maggiormente soffrono.

Vogliamo raccomandare quotidianamente nella preghiera al Dio che si è fatto uomo, come ci annuncia la festa del Natale ormai prossima, la vita di ogni uomo, vite tutte preziose e sacre al cuore di Dio”.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir