Unitalsi, partono in 242 da Padova diretti a Lourdes
I pullman bianchi sostituiscono i treni, bloccati dallo sciopero dei ferrovieri francesi. Rimane costante lo spirito del pellegrinaggio, a cui oltre duecento padovani partecipano anche quest'anno.
A chi guarda i pellegrini e i volontari dell'Unitalsi affollarsi attorno ai pullman bianchi in partenza da Tombelle di Vigonovo, scappa un commento: ci mancava soltanto la pioggia.
Non è bastato lo sciopero dei ferrovieri francesi per fermare malati e volontari, non ci riusciranno due gocce d'acqua, ma tant'è questa prima volta senza i treni bianchi si fa sempre più complicata «siamo tranquilli e aperti a questa nuova esperienza, facciamo anche di necessità virtù — commenta don Marco Cappellari, da poco nominato assistente alla sezione padovana dell'Unitalsi — il pullman potrebbe diventare lo standard, ma auspichiamo di tornare al treno sia per un discorso di attaccamento alla tradizione che per una facilità di movimento, sia degli ammalati che dei volontari».
Il pellegrinaggio in treno rimane sempre la soluzione migliore anche per il presidente dell'Unitalsi di Feltre, Tommaso Morandin, che pure da sette anni si avvale di questi moderni automezzi appositamente allestiti «Vivere e vedere la partenza così, dall'esterno, è un conto — chiosa Morandin, arrivato fino a Tombelle di Vigonovo per assistere alla prima esperienza degli amici padovani — ma viverla a bordo è un'altra cosa: il vero pellegrinaggio rimarrà sempre in treno, ma questi pullman sono dotati di ogni confort e, soprattutto, i malati sono seguiti ed accompagnati da medici, volontari e sacerdoti, com'è sempre stato».
«L'unitalsi sta vivendo un tempo di crisi — racconta ancora don Marco Cappellari —sono lontani i tempi in cui Padova riempiva treni e aerei da sola, oggi siamo in 300 con Bolzano. Per ripartire si potrebbe innanzi tutto coinvolgere il settore giovanile: Unitalsi può offrire un pacchetto completo a cui aderire, magari come esperienza estiva per i ragazzi. Io tornerei a riscoprire il valore di questa esperienza, l'anno scorso ho portato i seminaristi delle superiori e son tornati carichi di tanta grazia».
Mentre gli ultimi malati trovano posto all'interno del mezzo, chi seduto e chi disteso nelle barelle ancorate al pavimento del mezzo, finalmente smette di piovere e un timido raggio di sole illumina questo lembo della piazza di Tombelle. I preparativi sono ormai compiuti, il viaggio sta per iniziare e non resta che il tempo per i saluti e qualche breve considerazione sull'esperienza del pellegrinaggio.
«L'ammalato non chiede la grazia della guarigione — racconta ancora don Marco Cappellari — In diciannove anni non ho mai trovato nessuno che chieda la grazia, ma ho trovato persone sorridenti che hanno saputo dare a noi più di quanto noi abbiamo dato loro, che pure siamo stati braccia, mani e gambe. Hanno saputo donarci tanto in termini di affetto, fede, testimonianza e preghiera, nonostante la sofferenza».