San Carlo Borromeo. Bambini e genitori hanno preparato il pranzo della solidarietà
Domenica 22 aprile i bambini di terza e quarta elementare del secondo corso di iniziazione cristiana, con i loro genitori, hanno offerto un pranzo di solidarietà ai senza tetto e ai poveri del quartiere.
Concentratissimi nello svolgimento del loro compito, come solo a quell’età si può essere, domenica scorsa i ragazzini del secondo corso di iniziazione cristiana della parrocchia di San Carlo Borromeo, all’Arcella, hanno servito a tavola i senza tetto e gli altri ospiti del quartiere in un pranzo di solidarietà. I loro genitori nel frattempo stavano ai fornelli o preparavano i piatti, affidandoli poi ai bambini che li portavano in tavola sui carrelli.
Il pranzo di solidarietà è una consuetudine che interessa la parrocchia di San Carlo ogni quarta domenica del mese e viene gestita a turno dai vari gruppi parrocchiali (come l’Acr e gli scout). Domenica 22 toccava ai ragazzini di terza e quarta elementare nell’ambito del loro percorso di iniziazione cristiana, e ai loro genitori. Si tratta del secondo corso avviato dalla parrocchia per i ragazzini di due annate, circa una trentina in tutto. L’appuntamento si inquadra a sua volta nell’attività del gruppo “Pranzi di solidarietà” della Caritas cittadina.
«L’iniziativa nasce da un’intuizione di suor Lia – spiega Stefano Talamini, da 24 anni coordinatore del gruppo – per dare una risposta condivisa alle richieste delle persone in difficoltà anche la domenica, quando le Cucine popolari sono chiuse. Sono interessate 32 parrocchie in rete tra loro. Ogni parrocchia poi si organizza come meglio crede, cercando di ottimizzare le forze e dare, con il cibo, una risposta di ascolto e di solidarietà».
Gli ospiti abituali delle Cucine popolari ricevono un buono e l’indicazione delle parrocchie di turno quella domenica. Questa risposta si è tradotta così in un’opportunità per la comunità parrocchiale di San Carlo Borromeo, dove domenica scorsa gli ospiti sono stati circa una quarantina: persone senza casa o senza lavoro, sole. «A chi era senza biglietto – spiega il cappellano don Diego Cattelan, che affianca il parroco don Antonio Benetollo – è stato fornito un pranzo al sacco. Ai ragazzi e ai loro genitori, questo servizio ha offerto l’opportunità di incontrare persone che hanno avuto altri percorsi di vita. C’è stato chi si è dato da fare in cucina e chi si è avvicinato a queste persone, ognuno con la propria sensibilità. Alla fine del pranzo, quando tutti gli ospiti hanno mangiato, alcuni di loro hanno chiesto se potevano dare una mano a sparecchiare e sistemare e quando le famiglie si sono riunite per pranzare insieme si è creato un momento di incontro spontaneo, non programmato. E questa è stata la cosa più bella».