Ramadan. Il messaggio augurale del vescovo Claudio alle comunità musulmane. Insieme per la pace

Ramadan. Messaggio augurale del vescovo Claudio per l'inizio di sabato 2 aprile

Ramadan. Il messaggio augurale del vescovo Claudio alle comunità musulmane. Insieme per la pace

«Carissimi fratelli e carissime sorelle, inizia oggi per le vostre comunità un momento importante e sentito. Per questo, come vescovo di Padova, voglio farmi a voi vicino. Con il sacro mese di Ramadan i componenti delle comunità musulmane vivono assieme un tempo penitenziale, per riconoscere a Dio quel primato che a lui solo spetta, per la sua grandezza, la sua sapienza e la sua misericordia. Guardando a voi, i padri del Concilio Vaticano II, ossia tutti i vescovi della terra raccolti a Roma dal Papa, evidenziavano con stima come i fedeli musulmani «apprezzano la vita morale e rendono culto a Dio soprattutto attraverso la preghiera, le elemosine e il digiuno» (Nostra aetate 3). Scrivevano questo nel 1965. In loro c’era la speranza di aprire per le nostre due comunità – cristiana e musulmana – strade fruttuose di dialogo, dopo secoli di dissensi e incomprensioni. Oggi possiamo dire che quel seme di speranza ha portato frutti: dei bellissimi frutti. E di questo rendiamo lode a Dio. Sempre in quell’occasione, i vescovi del Concilio affidavano a cristiani e musulmani il compito di «difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà». Questo invito suona quantomai attuale. Pensando a questi nostri giorni e al travaglio che li sta attraversando, non possiamo non unire gli sforzi nella ricerca della pace e della libertà. La guerra tra Russia e Ucraina non ci può lasciare indifferenti. Dalle nostre comunità – assieme – deve salire l’invocazione a Dio per la pace, la riconciliazione e la concordia tra i popoli. Proprio il digiuno sembra oggi un modo concreto per esprimere questo desiderio. Nel Vangelo di Matteo, si leggono queste parole di Gesù: «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati» e anche «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Matteo 4,6.9). Pensando a queste parole di Gesù, papa Francesco ha invitato negli scorsi giorni tutti gli uomini e le donne del mondo a vivere un giorno di digiuno. Voleva essere una concreta e sensibile espressione di partecipazione alla fame di giustizia provata da quanti ne sono stati privati a causa della guerra. Una maniera concreta per sospendere l’atteggiamento vorace e distruttivo verso le cose che sono nel mondo, e che non di rado sfocia in litigi e conflitti. Anche voi saprete trovare nella vostra tradizione religiosa tanti altri motivi per vivere questo mese importante come una grande invocazione per la pace del mondo. È un dono di Dio e a lui lo dobbiamo chiedere con fiducia e costanza. Prima di chiudere questo mio augurio, vorrei ricordare qualcosa che ha proprio il profumo della pace e della fratellanza universale. So che fino a pochi anni fa, prima della pandemia, alcune comunità musulmane invitavano amici cristiani a condividere la chiusura del digiuno quotidiano, o la festa di fine Ramadan. Era una bella prassi di fratellanza che mi auguro possa riprendere. Abbiamo bisogno di gesti di comunione fraterna. Frequentarsi, conoscersi e condividere potrebbero essere i tre verbi che le nostre due comunità religiose assumono per vivere la pace. Da parte mia solleciterò le comunità cristiane a praticarli. Penso che il Cielo ne sarà contento! E un po’ della sua pace scenderà su di noi e su tutto il mondo».

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