Padre Flaviano Gusella lascia san Leopoldo. «Torno a Thiene dopo 37 anni. Per imparare»

Padre Flaviano Gusella Dopo 22 anni al santuario di San Leopoldo in Padova, “entra” alla Madonna dell’Olmo questa domenica. Il suo successore è padre Marco Trivellato

Padre Flaviano Gusella lascia san Leopoldo. «Torno a Thiene dopo 37 anni. Per imparare»

Arrivato a Padova il 4 settembre di 22 anni fa con l’incarico di direttore dell’Opera San Leopoldo, padre Flaviano Gusella dal 15 settembre si “trasferisce” nel convento dei Cappuccini di Thiene come rettore del santuario della Madonna dell’Olmo. «Sono sereno – dice – Rientra nella prassi della nostra vita essere itineranti, disponibili ad andare dove c’è bisogno e dove i superiori e il Signore ci chiama. Nel mio caso è anomala la permanenza più che la partenza. Umanamente parlando questi 22 anni creano legami, un’assuefazione all’attività, alla conoscenza degli ambienti. Per cui il distacco c’è e si sente. Però, alla luce della fede, sono convinto che il Signore mi accompagna, anzi mi precede anche nel nuovo posto dove vado. Con tanta serenità».

Nel suo editoriale scritto per Portavoce, il mensile del santuario di San Leopoldo, dice che ogni chiamata contiene una fatica, ma anche una promessa. In questo caso qual è la fatica? Qual è la promessa?
«La fatica è quella del lasciare, perché, bene o male, dà sicurezza conoscere cosa fare e come risolvere le situazioni. La promessa è quella che mi aiuta: la nostra chiamata è seguire Cristo. Il rischio a volte è che ci radicalizziamo un po’ troppo. Pensarmi itinerante, dove il Signore mi vuole, mi aiuta a liberarmi da tante cose per essenzializzare la mia scelta e riandare alle sorgenti. Quando ho detto il mio “eccomi” a Gesù, era in maniera incondizionata, molto libera, generosa e spontanea. Sto recuperando questa bellezza dell’itineranza francescana».

Questi 22 anni sono stati ricchi di incontri, di eventi. Vuole ricordarne un paio?
«Indubbiamente ci sono stati degli eventi straordinari che sono la storia: l’ostensione a Roma, i viaggi all’estero con il corpo di padre Leopoldo, a Zagabria nel 2016, poi nel 2017 per la prima volta nel suo paese natale. Al di là di questi eventi straordinari, ho fatto un’esperienza dal punto di vista pastorale e spirituale eccezionale: ho incontrato decine, migliaia di persone che hanno amato padre Leopoldo, ricche di fede e spiritualità che mi hanno insegnato tantissimo. Un’esperienza di contatto con le persone bella, globale, allargata, una folla che ogni tanto si presenta davanti ai miei occhi e che porto con me insieme con la sorpresa di vedere come la devozione a padre Leopoldo sia così viva».

Che cosa lascia a chi prenderà il suo posto?
«A padre Marco Trivellato, che è anche viceresponsabile dell’ufficio diocesano di Pastorale dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso insieme a don Enrico Luigi Piccolo, lascio questo patrimonio di attenzione, devozione, questa fede che viene testimoniata all’interno delle nostre celebrazioni, agli incontri. Lascio anche l’attenzione ecumenica che abbiamo curato e introdotto da poco tempo. Con me invece porto la speranza che vada in porto l’intitolazione del nuovo ospedale di Padova a padre Leopoldo, patrono dei malati di tumore».

Quali sono le sue aspettative per il nuovo incarico?
«Imparare. Sono venuto via da Thiene 37 anni fa: ero direttore del seminario minore dei frati cappuccini che adesso è chiuso. Vado lì per imparare e cercherò di inserirmi, di rispondere alle necessità della comunità e dei fedeli. Il santuario della Madonna dell’Olmo è chiesa giubilare, quindi speriamo di inserirci in un cammino condiviso, sinodale con gli altri santuari e con la Diocesi».

Immagino che siano tante in questi giorni le attestazioni di affetto che le arrivano.
«Davvero tante. Stupiscono anche me, espressioni belle che vengono dal cuore. Ho cercato di fare la mia parte, con i miei limiti, i miei difetti, le mie resistenze, così come cercherò di farlo anche nel nuovo incarico, finché il Signore mi dona la vita, salute e testa. Questo mi dà tanta serenità per il presente e per il futuro».

Con il nuovo incarico resta sempre in Diocesi di Padova...
«In questi anni abbiamo cercato di camminare con la Diocesi, con i vicariati, con le associazioni ecclesiali, trovando sempre larghissima accoglienza e disponibilità da parte di vescovi e preti, laici e associazioni. Quindi veramente mi pare di poter dire che oltre a sant’Antonio, i padovani amano tanto anche san Leopoldo e io con lo spirito sarò sempre qui a pregare per tutti».

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