Pace, dono da coltivare. Il racconto della Marcia per la pace da Arsego a Santa Giustina in Colle
Marcia per la pace Oltre 500 persone, domenica scorsa, hanno camminato da Arsego a Santa Giustina in Colle per dire con forza il proprio impegno

Piantare “Semi di speranza” di pace, proprio quando questa sembra diradarsi in più parti del mondo per le 56 guerre in corso. Era questo lo spunto della Marcia diocesana per la pace che si è svolta domenica 26 gennaio da Arsego a Santa Giustina in Colle. La pioggia intensa della mattina non ha impedito a oltre cinquecento persone di radunarsi nella piazza di Arsego. Si trattava di volontari delle varie associazioni coinvolte, tra cui l’Azione cattolica, di rappresentanti delle istituzioni e della Diocesi, nonché di “normali” cittadini. Hanno camminato per almeno tre chilometri in nome della giustizia, dell’uguaglianza, dell’ascolto e della comprensione. In nome di tutti i presupposti, cioè, alla base di una convivenza pacifica tra i popoli e all’interno di uno stesso popolo. E che i manifestanti hanno ricordato attraverso cartelloni portati in marcia lungo tutto il tragitto. Ma a ribadire certi concetti sono state soprattutto le testimonianze, all’inizio e alla fine della manifestazione. «I conflitti sono causa ed effetto dell’ingiustizia, della sopraffazione, della discriminazione – ha detto dal palco di Arsego Ali Rezaj, afghano, presente con il fratello Mohsen – Io non li ho mai conosciuti direttamente ma ne sono vittima, perché la mia famiglia dovette emigrare in Iran quando avevo soltanto tre anni». Mentre in piazza a Santa Giustina, al termine della marcia e con un centinaio di persone in più aggregatesi durante il cammino, è intervenuto Luca Livio, medico di Emergency: «Ho visto di persona molti teatri bellici, in Afghanistan, Cambogia, Sierra Leone, Sudan. Ma ho capito tante cose, come il valore del perdono e della preghiera. Il 2024 è stato peraltro un anno difficile anche per gli operatori umanitari, 138 quelli ufficialmente uccisi».
Alla fine di tutto la messa nella parrocchiale di Santa Giustina in Colle, presieduta dal vescovo Claudio Cipolla. «In questi giorni – ha evidenziato nell’omelia – nell’accordo sottoscritto da Israele e Hamas per il cessate il fuoco a Gaza e per la liberazione degli ostaggi israeliani e dei detenuti palestinesi, sembra riecheggiare la profezia di Isaia (contenuta nel Vangelo di domenica scorsa, ndr). Eppure, il dono della pace ci sembra un miraggio così distante dall’oggi, tantomeno dal futuro che ci attende. Non possiamo cedere all’inganno della logica della deterrenza, non possiamo educare i nostri ragazzi alla legge della prevaricazione, della sicurezza fondata sulle armi. Abbiamo bisogno di liberarci dal giogo dell’onnipotenza e della prepotenza, e accogliere la verità della nostra fragilità che ci rende più comprensivi e aperti al confronto e all’aiuto reciproco». La marcia si era avviata lungo la centralissima via Roma, ad Arsego. Durante il tragitto, c’è stata la tappa intermedia al Centro Paolo VI: gestito dalla cooperativa Il Graticolato per l’inserimento lavorativo dei disabili, “incontrarlo” aveva l’obiettivo di far presente l’importanza dell’inclusione. Quindi la prosecuzione lungo l’Ostiglia ciclabile, tra la riproduzione di suoni di battaglia e altri cartelli evocativi; altra scelta non casuale, in quanto il tratto è stato realizzato su una ex ferrovia militare. Come pure ha avuto una forte valenza simbolica l’approdo in piazza a Santa Giustina in Colle, di fronte alle lapidi dei cittadini del paese trucidati alla fine della Seconda guerra mondiale (eccidio di cui nel 2025 ricorre l’80° anniversario). Lo hanno ricordato il sindaco Moreno Giacomazzi e la giovanissima presidente del consiglio comunale dei ragazzi Gemma Zarpellon. La marcia, promossa dalla Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Padova, ha visto coinvolte nell’organizzazione realtà civili ed ecclesiali dei territori di Arsego e Santa Giustina in Colle.