Non è privata l’azione liturgica. La Sacrosantum Concilium e il senso della celebrazione
La prima costituzione conciliare del Vaticano II ha evidenziato che nella Sacra liturgia mi devo riconoscere, ma insieme ai fratelli. Per questo è necessario che ciascuno si formi
Mi ha sempre colpito che la prima costituzione approvata dal Concilio Vaticano II sia stata la Sacrosanctum Concilium sulla Sacra liturgia. A quel tempo, le celebrazioni erano ritenute come degli ornamenti accessori, delle “cerimonie” aggiunte a ciò che è importante nella vita di fede. La Sacrosanctum Concilium ha operato uno spostamento di ottica, sostenendo che la liturgia è celebrazione del Mistero pasquale (n. 6), e che per mezzo di essa si attua l’opera della salvezza (cap. 1). Non è qualcosa di posticcio, di ornamentale, ma è il fondamento stesso della vita della Chiesa. Celebrare da adulti il mistero di Cristo vuol dire entrare in questa consapevolezza che risveglia il senso comunitario della liturgia: «Le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa, che è sacramento di unità (...); perciò tali azioni appartengono all’intero Corpo della Chiesa, lo manifestano e lo implicano» (n. 26). Non c’è spazio per l’individualismo: nell’azione liturgica io mi devo riconoscere, ma insieme ai miei fratelli. Per questo è importante la formazione, perché ciascuno possa vivere questa comunione. Le conferenze a Casa Madonnina aiuteranno a fare un bilancio e a scoprire come attuare un’attiva partecipazione dei fedeli alla liturgia, quali punti fermi avere per non perdere l’orientamento. La proposta di Villa Immacolata ci farà scoprire la Sacrosanctum Conciulium, cardine di ogni vita liturgica.