Le suore Clarisse. Farsi voce del grido di chi soffre

La preghiera è il respiro dell’anima: come il nostro corpo ha bisogno dell’ossigeno per sussistere, così la vita di grazia ha bisogno della preghiera per mantenerci in comunione con Dio.

La preghiera alimenta la nostra relazione con Dio, Padre buono. Come figli pieni di confidenza ci rivolgiamo al nostro Creatore e datore di ogni bene per esprimergli la nostra lode per la sua infinita grandezza; la nostra riconoscenza per l’amore con cui ci ha avvolti fin dall’eternità e con cui continua ad accompagnarci; la nostra supplica per le necessità e difficoltà che ci troviamo ad affrontare.

La nostra preghiera assume una tonalità particolare quando diventa di intercessione. Intercedere significa: “Intervenire presso qualcuno per ottenere qualcosa a favore di altri”. Quando il “qualcuno” è Dio il nostro intervento si chiama preghiera, ed è un tipo di preghiera caratterizzato da una totale gratuità perché ci si dimentica completamente di noi stessi per porre davanti a Dio solo il fratello o la sorella che ha bisogno di un suo particolare aiuto. La preghiera di intercessione è un’opera di misericordia spirituale con la quale si prende su di sé la pena e il dolore, il dubbio e l’oscurità di chi si vuole affidare al Signore.

La preghiera di intercessione è un farsi voce del grido di dolore di chi soffre, è una chiamata a farsi carico delle piaghe dei fratelli per presentarli a Dio, Padre buono, sull’esempio di Gesù e in unione con Lui che, come dice la lettera agli Ebrei, è sempre vivo per intercedere a nostro favore (7,25). Questa preghiera è espressione di un cuore che crede che affidare alla Provvidenza del Padre delle misericordie le necessità dei fratelli sia l’aiuto più efficace.

Suore Clarisse di Padova