La scomparsa di don Edy Savietto. Un uomo e un missionario innamorato di Cristo
Un innamorato di Cristo. Così si era definito don Edy. E così lo hanno conosciuto quanti lo hanno incontrato sul proprio cammino.
«Un innamorato di Cristo. Così si era definito don Edy. E così lo hanno conosciuto quanti lo hanno incontrato sul proprio cammino. Era difficile non rimanere colpiti, e anche affascinati dal suo modo di fare, che era manifestazione del suo modo di essere. Era naturalmente capace di stare con le persone, riusciva a incontrarle, a dar loro fiducia. Riusciva sempre a tirar fuori il meglio da loro, e a rimettere tutti in gioco, con entusiasmo». Queste le parole di mons. Michele Tomasi, vescovo di Treviso, durante l’omelia al funerale di don Edy Savietto. Missionario fidei donum nella Diocesi di Roraima, don Savietto è morto a causa di un infarto mentre si trovava nella sua parrocchia a Pacaraima, al confine con il Venezuela. Qui, don Edy lavorava insieme a don Mattia Bezze, fidei donum padovano, e a una coppia di laici di Treviso. Forte il legame anche con gli altri missionari padovani a Roraima. «Era questo un dono grande di don Edy, ricevuto dalla sua famiglia, dal suo papà e dalla sua cara mamma, sviluppato e coltivato negli anni. Ma a partire dal suo incontro con Gesù queste caratteristiche e doti ricevute in dono, sono diventate a loro volta dono gratuito e appassionato rivolto a tutti. Con lui si aveva infatti l’impressione che davvero la vita fosse vita intensa, piena, come una corsa a mozzafiato, come una cavalcata in bicicletta, come uno scatto dietro ad un pallone. E si percepiva con chiarezza che tutto fosse un vivere per il Signore, un essere per il Signore. Era così nelle sue attività quando era in parrocchia, era così nella sua pronta e generosa accoglienza della richiesta di andare in missione. Sembra impossibile pensare che non ci sia più. Sappiamo però, guardando alla sua vita, a questo suo essere “innamorato di Cristo”, che don Edy ha vissuto anche la morte con e per il Signore, e che anche ora, proprio ora, egli gli appartiene. È così, ne sono certo, perché il suo essere con e per Cristo era la sua vita».