La normativa. È importante fare chiarezza sulla cosiddetta “sentenza Cappato”
La sentenza 242 del 2019, la cosiddetta “sentenza Cappato” dice che non è punibile «a determinate condizioni, chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli».
«È importante fare chiarezza su questa sentenza – sottolinea Ubaldo Camilotti del Movimento per la vita di Padova – perché le persone pensano ci sia un diritto a morire. In questi giorni la Regione Veneto deciderà in consiglio su una legge regionale sull’assistenza al suicidio. Ciò che è necessario però è una norma nazionale che uniformi e sia uguale per tutti. Solo così non verrebbe meno lo spirito della sentenza che dice che non è un diritto chiedere l’assistenza al suicidio né un obbligo rispondere. Ma è una possibilità in precise condizioni».