La chiesa di Bagnoli. Una storia più che millenaria per un tempio degna di nota
Il 30 gennaio 954 il marchese e duca Almerico e la moglie Franca donarono al monastero benedettino della Santissima Trinità e di San Michele arcangelo di Brondolo una cappella a Bagnoli, accanto alla quale i monaci eressero un monastero che nel 1381 passò ai canonici regolari degli Agostiniani di Santo Spirito di Venezia.
Nel 1425 i nuovi proprietari ricostruirono la chiesa e il campanile. Nel 1656 papa Alessandro VII soppresse la congregazione e decretò la vendita dei beni, spinto dalla necessità di aiutare Venezia in guerra contro i turchi: la tenuta di Bagnoli fu posta all’asta e divisa in nove lotti, otto dei quali furono acquistati dai Widmann, famiglia di origine carinzia. Nel1662 questi ultimi diedero inizio a una riorganizzazione del centro del paese, dove più tardi sarebbe stata fatta la loro villa: fu demolita gran parte della chiesa, ormai inadeguata alla popolazione locale, mentre il campanile cinquecentesco rimase intatto. La nuova costruzione, eretta in uno stile barocco sobrio ed elegante da un allievo del Longhena, si incentra sulla grande navata rettangolare curvata agli angoli, scandita in verticale da paraste corinzie. Tra le opere d’arte, dovute al mecenatismo della famiglia Widmann, l’altare maggiore, opera dello scultore padovano Antonio Bonazza, e la pala dell’abside (San Michele Arcangelo con santi), attribuita all’estense Antonio Zanchi (1615–1722).