La Chiesa, chiamata ad ascoltare e accompagnare. Come una madre amorevole
Viene proposta per questo motivo «l’istituzione di un ministero dell’ascolto e dell’accompagnamento fondato sul battesimo, adattato ai diversi contesti». Ascoltare e accompagnare «non sono iniziative individuali – ha sottolineato la relazione finale del Sinodo dei Vescovi (ottobre 2023) – ma una forma di agire ecclesiale»
“Madre”, chissà quante volte abbiamo pronunciato questa parola e con quale intensità di affetti. “Madre”, un lemma a cui si possono dare molti significati: simbolo universale del fondamento originario della vita, simbolo di unità e di appartenenza (madre natura, madre terra, madre lingua). “Madre” indica anche una funzione, quella di preparare alla vita unitiva. In molti testi dell’antichità cristiana viene documentato che i cristiani sono lieti di chiamare la Chiesa con il nome di madre. San Cipriano e sant’Agostino affermano che «non può avere Dio per padre, colui che non ha la Chiesa per madre». Nella Prima lettera ai Tessalonicesi Paolo si rivolge ai cristiani di quella comunità, usando l’immagine di Chiesa “madre amorevole”: «Siamo stati affabili con voi: come una madre che cura premurosamente i figli» (1 Ts 2,7). Sta parlando dell’attività di evangelizzazione svolta assieme ai suoi amici “collaboratori missionari”. Esprime sentimenti e parole sincere, e aggiunge: «Eravamo disposti a darvi non solo il Vangelo di Dio ma la nostra stessa vita, tanto ci siete diventati cari» (2,8). Nella comunità cristiana di Tessalonica, si stava vivendo una certa negligenza e indifferenza nei confronti di alcune categorie più problematiche di credenti, i “disordinati”, i “pusillanimi” e i “deboli” (1Ts 5,14), per effetto di situazioni di gravi criticità a livello sociale e familiare. Verso di loro Paolo e compagni hanno cercato di comportarsi come una “madre premurosa”. In modo molto simile, riferendosi alla negligenza dei vescovi nell’esercizio del loro ufficio relativamente ai casi degli abusi sessuali, nel motu proprio “Come una madre amorevole (4 giugno 2016), papa Francesco si rivolge alla comunità cristiana nel suo insieme invitandola a essere una Chiesa che accompagna, che «cura e protegge con affetto particolarissimo quelli più piccoli e indifesi», i bambini e gli adulti vulnerabili. Il medesimo argomento è entrato nei lavori e nella Relazione finale del Sinodo dei Vescovi (4-29 ottobre 2023, n. 16) dove viene precisato che una «Chiesa che accompagna» deve partire dall’ascolto che è «un valore profondamente umano, un dinamismo di reciprocità». In particolare, occorre ascoltare i giovani («necessità di una opzione preferenziale»), «la voce delle vittime e dei sopravvissuti agli abusi sessuali», le persone che si sentono emarginate o escluse a causa della loro situazione matrimoniale, coloro che patiscono una qualsiasi forma di povertà. «L’ascolto e l’accompagnamento non sono solo iniziative individuali, ma una forma di agire ecclesiale». Per questo viene proposta «l’istituzione di un ministero dell’ascolto e dell’accompagnamento fondato sul battesimo, adattato ai diversi contesti». Ascoltare le persone e mettersi concretamente al loro fianco significa assumere lo stile evangelico di Gesù che a tutte le persone che incontrava ha fatto sperimentare la gioia del sentirsi accolte e liberate dall’isolamento. Conferire un tale ministero vuol dire dare evidenza a questo servizio che è di tutta la Chiesa, in quanto “madre amorevole”.
don Gaudenzio Zambon
Docente di Ecclesiologia presso l’ISSR di Padova