In agosto la lettera di Caritas Padova ai parroci sull'emergenza afghana. Ci sono molti modi di accogliere
La lettera. In pieno agosto, dalla sede di Caritas Padova è partita una missiva rivolta a tutte le comunità della Diocesi per alzare il livello di attenzione sull’emergenza afghana
Nel pieno del mese di agosto, mentre dai telegiornali arrivavano sui nostri schermi le scene drammatiche dall’aeroporto di Kabul, Caritas Padova inviava una lettera a tutti i parroci della Diocesi. «Al di là del pensiero individuale e delle posizioni politiche sulla complessa questione dell’immigrazione – esortava la missiva – la presenza nel nostro territorio di persone provenienti – e in fuga – da altri paesi ci esorta a spenderci ulteriormente per l’accoglienza, il dialogo, l’integrazione con stile di apertura e simpatia nei confronti di questi fratelli e sorelle. Il Vangelo non ammette altre risposte!». Risposte a lungo termine: «I nostri valori rimangono tali anche quando si saranno spenti i riflettori su questa tragedia e il tempo avrà portato via anche i più forti slanci di altruismo. Ciò che motiva noi, discepoli di Gesù Cristo, è la fedeltà all’uomo, a Dio, al Vangelo, ed è una fedeltà a tempo indeterminato!»
Molte le indicazioni pratiche per le parrocchie: dalla proposta periodica, all’interno della preghiera dei fedeli, per la popolazione dell’Afghanistan e per gli altri rifugiati che arrivano nel nostro Paese alla sensibilizzazione «al valore dell’accoglienza, del dialogo e dell’apertura in tutte le occasioni propizie, anche attraverso la predicazione quando la Parola di Dio offre gli agganci giusti».
Nella lettera si fa riferimento anche alla possibilità di creare occasioni di incontro con le persone migranti nella parrocchia, di prestare specifiche attenzioni pastorali verso gli immigrati di confessione cattolica, esercitare l’ecumenismo con gli altri cristiani e sviluppare il dialogo con gli appartenenti ad altre fedi.
Nella lettera si indica infine la possibilità di «individuare un immobile di proprietà della parrocchia non utilizzato e metterlo a disposizione di una delle cooperative che si occupano di accoglienza e che aderiscono ai Cas (Centri di accoglienza straordinaria) o Sai (Sistemi di accoglienza e integrazione). La Caritas diocesana è disponibile a creare i contatti e a dare indicazioni operative».