I giovani vogliono incontrare Dio. L'appello a un cristianesimo nuovo
L’allontanamento dalle forme tradizionali del credere non è un invito a moltiplicare gli sforzi di pastorale giovanile, ma un appello a un cristianesimo nuovo. Giovani Chi non vede non solo il diradarsi, ma la vera e propria scomparsa della loro presenza dalle nostre chiese? Questo non significa che non siano in ricerca

Sarebbe strano che, immersi come siamo in un «cambiamento d’epoca» come ricorda papa Francesco, non avvenisse anche quella che Paola Bignardi ha chiamato in un suo libro una «metamorfosi del credere» (Queriniana, 2022). Una vera e propria mutazione genetica del modo di vivere la spiritualità, la ricerca di senso e di sé e – in modo nascosto, ma non meno profondo – di Dio. Una ricerca che per tantissimi giovani avviene fuori dagli ambiti ordinari della tradizione religiosa nella quale si è stati cresciuti. La maggior parte dei giovani italiani, infatti, ha compiuto il tradizionale percorso dell’iniziazione cristiana nella propria comunità parrocchiale, ma ne è uscita “allontanandosi” per molte ragioni, indagate dalla ricerca dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo di Milano, condotta da Paola Bignardi, sfociata nella pubblicazione del volume Cerco, dunque credo? di Rita Bichi e Paola Bignardi (Milano, Vita e Pensiero, 2024). «Mi sento come in una stanza buia, in cerca dell’interruttore»: così si esprime un giovane ventiseienne. E la sua immagine esprime tutto lo smarrimento di una generazione che non è superficiale o materialista, ma impegnata in una ricerca spirituale che – come scrive T. Halík – ha «cambiato rotta»: non va più dalla religione alla spiritualità, ma, piuttosto, allontanandosi dalle forme dell’educazione religiosa tradizionale «sfonda i vecchi argini e scava nuovi percorsi», come un fiume in piena, mentre le nostre forme istituzionali della religione sembrano un alveo quasi in secca.
Chi non osserva oggi questo inaridimento della proposta religiosa tradizionale? Chi non vede non solo il diradarsi, ma la vera e propria scomparsa della presenza delle giovani generazioni dalle nostre chiese? Ma tutto questo non significa che i giovani non siano in ricerca: significa, invece, che sono impegnati in una ricerca inquieta, spesso condotta in solitudine. Afferma una giovane: «Chi è Dio per me? ...è l’inafferrabile, è quella cosa che non sai se c’è.. è la malinconia forse Dio... Dio è quello che non riusciamo a spiegare». Forse questo giudizio suggerisce che abbiamo preteso di rinchiudere Dio in parole e formule “giuste”, senza saper accompagnare le giovani generazioni nel faticoso pellegrinaggio della ricerca di Lui. I giovani, oggi, non si interrogano sull’esistenza di Dio, quanto piuttosto su come lo si possa incontrare: cercano con Lui un rapporto personale. La loro presa di distanza dalle forme tradizionali del credere non è un invito a moltiplicare i nostri sforzi di pastorale giovanile, quanto piuttosto un appello a ripensare il Vangelo a partire dalle loro domande, dalla nuova cultura che incarnano, ma che permea anche noi adulti. L’ascolto della loro ricerca spirituale, così distante dalle nostre proposte tradizionali, è un invito a cogliere lo Spirito che soffia dove vuole e l’appello a un cristianesimo nuovo, che «non esiste ancora» (D. Collin).
don Ivo Seghedoni
Docente di Teologia Pastorale della Diocesi di Modena-Nonantola