I giovani padovani e l’incontro con Francesco: la testimonianza
La testimonianza Domenica 28 aprile, 15 giovani della nostra Diocesi hanno incontrato il papa alla basilica della Salute durante lo storico viaggio del pontefice a Venezia. Lo sprone di Bergoglio ad alzarsi ed essere protagonisti della vita ha fatto breccia nei cuori
Quell’«alzati e va» papa Francesco l’ha scandito diverse volte, con voce pacata e ferma, di fronte ai 1500 giovani provenienti da tutte le 15 Diocesi del Triveneto, riuniti sul sagrato della chiesa di Santa Maria della Salute a Venezia, domenica 28 aprile, per ascoltare le sue parole. L’azione di alzarsi il papa non l’ha intesa come un’iniziativa esclusivamente umana, ma comprensiva di un «lasciarci rialzare, farci prendere per mano dal Signore». E quella mano Andrea Pollis l’ha ricevuta, era quella del papa. Il giovane – uno dei 15 rappresentati della Diocesi di Padova presenti in laguna – è stato infatti tra i partecipanti che ha potuto stringere la mano del pontefice alla fine della sua riflessione. E per Andrea quel gesto ha rappresentato qualcosa di più: «Quando starò per cadere o sarò caduto, immaginerò la mano del papa che afferra la mia e mi dirà “vai avanti, non cadere, sono qui con te. Anche se cadrai non sarà un problema, perché per Dio non conta quante volte cadi; nel suo amore è sempre pronto a rialzarti”». Per il ventiseienne padovano della parrocchia del Crocefisso in Padova, laureato in ingegneria biomedica e occupato in un’azienda del territorio, quell’immagine è uno sprone a «non ricadere nei miei errori, nelle mie debolezze». Il pontefice, a tal proposito, ha consigliato ai giovani presenti di essere come Venezia, che sa accogliere le proprie fragilità e prendersi cura della bellezza. «Dio sa che, oltre a essere belli, siamo fragili, e le due cose vanno insieme: un po’ come Venezia, che è splendida e delicata al tempo stesso, ha qualche fragilità che dev’essere curata. Dio non si lega al dito i nostri errori: “Hai fatto così, hai fatto…”. No, Lui si limita a tenderci la mano». Anche per Chiara Mion, ventisettenne della parrocchia di Santa Maria delle Grazie di Este, insegnante e da poco eletta vicepresidente dei giovani dell’Azione cattolica diocesana, di particolare interesse è stato quando il papa ha parlato dell’essere creatori di bellezza, creatori di novità. «Il pontefice ha citato il fatto che nella coppia, quando nasce un figlio, avviene un atto creativo di bellezza. Questa immagine mi è piaciuta veramente tanto». Il papa ha parlato del fatto che creare è «imitare lo stile di Dio che crea. È lo stile della gratuità, che fa uscire dalla logica nichilista del “faccio per avere” e “lavoro per guadagnare”. “Il centro è la gratuità – ha detto papa Francesco – date vita a una sinfonia di gratuità in un mondo che cerca l’utile! Allora sarete rivoluzionari. Andate, donatevi senza paura!”». Per Chiara, che ha vissuto la giornata veneziana con «gioia e serenità», un altro aspetto significativo messo in luce dal papa è legato alla parola «costanza. Lui stesso sa che essere costanti non è così semplice, richiede una certa fatica. Nel suo intervento ha proposto la similitudine con gli sportivi: chi pratica sport si sforza e si impegna negli allenamenti. È la costanza nel portarli avanti che permette di avere dei risultati. Così nella vita di fede e nell’amore. Questo mi ha incoraggiato a impegnarmi nella preghiera con costanza, cercando di sintonizzarmi sempre di più con Dio, con il suo amore, così da poterlo donare a chi incontro nelle mie giornate». Significativa per la giovane è stata inoltre la riflessione legata al motto della giornata “Rimanere nell’amore di Cristo”. «Perché si realizzi è necessario mettersi in cammino, rimanendo ancorati al Signore, anche nel permettergli di aiutarci nelle nostre fatiche e cadute». Un ultimo aspetto sottolineato da Chiara è relativo alla conclusione della riflessione del santo padre, con «un’espressione di grande dolcezza». Ha infatti sollecitato i presenti a «dipingere di Vangelo le strade della vita». Per Benedetta Marin, ventiquattrenne neolaureata in bioingegneria della parrocchia di San Girolamo di Meggiaro a Este, l’evento del 28 è stato importante, anche considerando che «sono in un momento di svolta nella mia vita». La giovane si è sentita toccata nel profondo dalle parole di papa Francesco: «Mi è battuto forte il cuore quando ho avvertito la speranza trapelare dai suoi pensieri. Una speranza sia nel futuro sia nella vita in generale, legata a un lasciarci condurre e cambiare lo sguardo da Dio. A partire dalle piccole cose quotidiane: da come ci guardiamo allo specchio, a come percepiamo la realtà che ci circonda. Mi sono sentita chiamata a portare luce in un mondo dove spesso regna il grigiore». Per Benedetta l’appuntamento sul sagrato della basilica della Salute è stato molto bello anche per la familiarità che c’è stata con il pontefice e per «il gruppo con cui siamo partiti da Padova. Eravamo tutti amici e poter vivere queste esperienze con persone a cui si vuole bene, triplica l’intensità della situazione, rafforzando il legame che le unisce». I giovani presenti, dopo il momento presso la chiesa della Salute, si sono spostati in piazza di San Marco per assistere alla messa con il papa e lì hanno anche incontrato il vescovo Claudio che ha concelebrato assieme a tutti i pastori del Triveneto.
Una visita storica scandita in quattro grandi momenti
La prima volta di papa Francesco in laguna è stata scandita da alcuni appuntamenti significativi: innanzitutto la visita alla Biennale d’arte con il padiglione allestito dalla Santa Sede nel carcere femminile della Giudecca; è seguito l’incontro con i giovani presso il sagrato della Basilica della Salute; la messa in piazza San Marco e infine la visita privata alle spoglie dell’Evangelista.
Alla Giudecca
Commovente l’incontro tra papa Francesco e le ottanta detenute del carcere femminile della Giudecca che, di buon mattino, ha aperto la mattinata veneziana del pontefice. «Nessuno può isolare la dignità», ha detto tra l’altro il papa, sottolineando come «tutti noi abbiamo ferite da guarire e peccati da farci perdonare, ma tutti noi possiamo guarire e da qui rinascere». Ma papa Francesco non ha perso l’occasione per chiedere alle autorità competenti di occuparsi dello stato delle strutture di detenzione e di problemi annosi come il sovraffollamento» (nella foto in alto, un momento dell’incontro).