I giovani consegnano il loro documento al vescovo. Finisce il Sinodo
Il lavoro del Sinodo dei Giovani della Diocesi di Padova giunge al termine e avrà il suo momento conclusivo sabato 19 maggio, alle ore 20.45 in basilica Cattedrale a Padova, con la consegna al vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, del documento conclusivo redatto dall’Assemblea sinodale.
Come per l’avvio ufficiale (lo scorso anno sabato 3 giugno vigilia di Pentecoste) così la conclusione è in occasione della veglia di preghiera che prepara alla Solennità di Pentecoste (domenica 20 maggio).
Un momento atteso che vede convocati in Cattedrale i giovani, i rappresentanti degli organismi diocesani, i fedeli tutti per un momento che si strutturerà in due parti: inizialmente la conclusione del Sinodo dei Giovani, con la lettura integrale del documento finale e la firma da parte del vescovo Claudio, di quattro giovani rappresentanti l’assemblea sinodale, del vicepresidente del Consiglio pastorale diocesano (Stefano Bertin), del moderatore del Consiglio presbiterale (don Paolo De Zuani) oltre che di don Paolo Zaramella, coordinatore del Sinodo e di don Mirco Zoccarato, direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale dei giovani. Seguirà il tempo della preghiera vigiliare di Pentecoste.
Il Sinodo dei Giovani della Chiesa di Padova venne lanciato dal vescovo Claudio il 29 luglio 2016 durante la Giornata mondiale della Gioventù di Cracovia: «Desideriamo partire dalla vostra vita – aveva annunciato il vescovo Claudio – e vi chiediamo di aiutarci a ripensare, insieme, la Chiesa, perché voi siete la Chiesa non solo del futuro ma anche di oggi». Due le domande su cui il vescovo chiedeva ai giovani di interpellarsi e riflettere: «secondo voi giovani, che cosa il Signore vuole dalla Chiesa oggi? E come insieme potete servire i vostri amici anche non credenti?».
Da quel momento è partito un denso lavoro preparatorio dell’équipe di coordinamento e di circa cinquemila giovani che si sono ritrovati da settembre a dicembre 2017 in piccoli gruppi su alcune tracce di lavoro. Il risultato della riflessione è stato poi affidato all’Assemblea sinodale composta da 160 giovani tra i 18 e i 35 anni che ha letto, analizzato, riflettuto e pregato sulle 594 relazioni arrivate come risultato dei gruppi sinodali. Il risultato finale è il documento che verrà presentato al vescovo Claudio e alla Chiesa di Padova sabato 19 maggio, da qui se da un lato si conclude il percorso del Sinodo dei Giovani, dall’altro si apre la riflessione diocesana a partire dalle suggestioni, indicazioni, richieste, proposte che arrivano dai giovani.
«Il testo finale del Sinodo dei Giovani – spiega il coordinatore del Sinodo dei Giovani, don Paolo Zaramella – è stato pensato come una sorta di lettera dei giovani alla Chiesa di Padova di cui anch'essi sono parte. È la conclusione di un cammino iniziato due anni fa ma anche è un punto di partenza: è un testo ma anche un pretesto per iniziare tanti dialoghi ulteriori nelle parrocchie, tra giovani, adulti e preti e costruire così delle comunità più belle, accoglienti, autentiche ed evangeliche. Il testo scritto dai 160 giovani dell'Assemblea sinodale non è semplicemente un riassunto di quello che i 5000 giovani coinvolti nella prima parte del Sinodo hanno detto ma è una risposta a una domanda grossa e impegnativa che ha posto loro il vescovo: Cosa secondo te vuole il Signore dalla Chiesa di Padova? Una risposta data in un clima di preghiera, di confronto, di ascolto del Vangelo e delle sue esigenze, a confronto con le migliaia di voci espresse dai 5000 giovani che hanno partecipato alla prima fase».
Da parte sua il vescovo Claudio, che sabato riceverà ufficialmente il testo finale e che in questi mesi ha accompagnato da vicino il lavoro dei giovani, si dice profondamente contento di quanto già accaduto: «indipendentemente da quello che sarà e che emergerà dai giovani e dalla riflessione che si aprirà ora – sottolinea mons. Cipolla – il lavoro fatto da questi giovani rappresenta già un esempio per gli adulti, per quanto riguarda lo stile di ascolto e discernimento e il metodo adottato. I nostri giovani hanno lavorato molto e bene, con entusiasmo ed è significativo che in molti casi abbiano sentito il desiderio di ritrovarsi ancora, oltre agli appuntamenti richiesti».