I 70 anni di Villa Immacolata visti da Sante Poggese. Una casa aperta all’altro, vera Chiesa in uscita
La storia di Villa Immacolata si intreccia, per ben 50 anni, con quella di Sante Poggese, classe 1949, arrivato nella casa il 19 marzo 1970 senza sapere cosa fosse una casa di spiritualità. Ma pian piano si è immerso nel clima, nel silenzio, nella preghiera, nella meditazione. Qui ha lavorato per 50 anni, ha vissuto e continua a essere presenza fissa e costante, un volto accogliente e rasserenante, due mani che si danno da fare per curare il giardino o fare altri piccoli servizi. È la memoria storica di questa oasi
«Quando sono arrivato a Villa Immacolata non sapevo cosa fosse una casa di spiritualità. Pian piano mi sono immerso nel clima, nel silenzio, nella preghiera, nella meditazione. Mi sono sentito attratto da questa dimensione di spiritualità che mi coinvolgeva e mi ci sono immerso. È diventato un faro di luce». Sante Poggese, classe 1949, la conosce bene Villa Immacolata. Qui ha lavorato per cinquant'anni, ha vissuto e continua a essere presenza fissa e costante; un volto accogliente e rasserenante, due mani che si danno da fare per curare il giardino e per tanti altri servizi. È la memoria storica di questa oasi.
«Dopo 70 anni – afferma – questa casa è ancora più attuale di quando è stata pensata. È luogo in cui le persone si immergono. L’ambiente stesso, così aperto, ti invita a seguire le tantissime proposte che vengono fatte. Sei nel mondo, ma allo stesso tempo anche fuori dal mondo. Ti permette di vivere un’esperienza personale e di comunità. È una casa aperta alla dimensione dell’altro». E oggi più che mai c’è proprio bisogno di questo sguardo, del contatto con se stessi, ma anche con l’altro. «Un’idea vincente – continua Sante – è stata l’apertura al volontariato, una forma preziosa di contaminazione: i volontari vengono qui, apprendono, aiutano, si danno da fare e poi riportano quanto hanno assimilato nelle loro parrocchie, in altri gruppi di cui fanno parte. Il volontariato è importantissimo anche per chi lavora nella casa perché è confronto, è offrire il proprio tempo alla Chiesa locale».
Per Sante, Villa Immacolata è prima di tutto la sua famiglia, un luogo del quale si è sentito e si sente tuttora responsabile, curandone gli spazi e i servizi, ma soprattutto prestando attenzione al far stare bene le persone, accolte e a proprio agio. Proprio come quando un ospite viene a casa. Poi, con uno sguardo più “diocesano”, la definisce esempio di una Chiesa in uscita, un punto di raccordo con le parrocchie, un luogo speciale dove avviene l’incontro personale con il Signore. «Ancora oggi – dice – è un posto che aiuta a maturare una fede consapevole in Gesù Cristo, a formare le persone, farle crescere come cittadini, non solo come cristiani, perché è centro di formazione spirituale e umana. All’inizio c’era l’esigenza della preghiera e del silenzio, la dimensione spirituale più che quella umana, il singolo più che la comunità, ma l’aspetto spirituale e quello umano sono inscindibili. Penso che nei prossimi anni sarà necessario creare dei piccoli gruppi per la prima evangelizzazione. È questo il ruolo che la casa potrebbe assumere per il futuro: ripartire con nuovi metodi, mettendosi in ascolto attento delle domande che le persone pongono, dimostrando così la caratteristica primaria della casa, l’essere realtà aperta a tutti».
Una casa per papi, cardinali e vescovi
A villa Immacolata sono passati per predicare, partecipare a corsi o soggiornarvi molti vescovi, cardinali e futuri papi. Naturalmente i vescovi della nostra diocesi: mons. Girolamo Bortignon che ha vissuto cinque anni a Villa Immacolata; mons. Filippo Franceschi, che inaugurò l’anfiteatro; il vescovo emerito Antonio Mattiazzo e il vescovo Claudio che visitò per la prima volta la casa un mese dopo il suo ingresso in Diocesi. E poi i vescovi padovani Alfredo Battisti, Egidio Caporello, Martino Gomiero. E ancora: il cardinale e patriarca di Venezia Albino Luciani, poi Giovanni Paolo I; il cardinale Pericle Felice, segretario del Concilio Vaticano II, che annunciò dalla loggia della Basilica Vaticana l’avvenuta elezione di Giovanni Paolo I e di Giovanni Paolo II; il cardinale e patriarca Marco Cè, che fu presidente della Conferenza episcopale Triveneto. E ancora: Loris Capovilla, segretario di papa Giovanni XXIII, Gualtiero Bassetti, attuale presidente della Cei, Angelo Bagnasco...