Dolo. Il centro di ascolto vicariale della Caritas da anni incrocia domanda e offerta. La parola chiave è territorio
«Il metodo che adoperiamo, come centro di ascolto, non è quello di trovare aziende per offrire lavori di pochi mesi, una boccata temporanea di ossigeno, ma di gettare i semi perché le persone possano avere un lavoro continuativo per il loro futuro».
Marcello Grandesso, volontario del centro d’ascolto vicariale di Dolo, da anni si adopera in quell’estenuante opera di intreccio per mettere insieme ricerca e domanda di lavoro. E lo fa anche adesso, in un tempo di difficoltà per tutti: «Oggi le aziende devono ancora far rientrare i loro cassaintegrati – racconta – speriamo che la macchina del mercato si riavvi, nel frattempo continuiamo ad appoggiarci al mondo dell’agricoltura, delle costruzioni e dei trasporti».
L’esperienza passata dimostra che il modello funziona: «Nell’80 per cento dei casi – spiega Grandesso – siamo riusciti a individuare le aziende giuste per le persone che si rivolgono a noi. Si tratta per lo più di stranieri, dai 20 ai 30 anni. Grazie al percorso con Irecoop e il primo contratto da 500 ore, le aziende possono valutare le persone e scegliere eventualmente di assumerle. È cruciale però in questo caso l’accompagnamento per verificare che i beneficiari abbiano davvero l’opportunità di imparare qualcosa».
Anche qui la parola chiave è territorio: «Coltiviamo i rapporti con il centro per l’impiego, con le Caritas parrocchiali e con i servizi sociali. Così si possono intercettare anche le situazioni particolari, legate eventualmente a difficoltà in famiglia». Il centro d’ascolto vicariale di Dolo ha all’attivo molte storie nelle quali un aiuto momentaneo ha significato un benessere a lungo termine: «Una famiglia con tre bambini si trovava ad affrontare uno sfratto imminente, con la possibilità di trovarsi in mezzo a una strada e di perdere l’affidamento. Il nostro aiuto ha bloccato lo sfratto. Ora che il papà ha ritrovato un lavoro a tempo indeterminato, non solo ha restituito il prestito ricevuto, ma ci dà un ulteriore contribuito per aiutare gli altri».