Cucine popolari. Il valore delle relazioni. Esperienza molto positiva per chi ha vissuto il Pcto
Cucine popolari Esperienza molto positiva per chi ha vissuto il Pcto
I ragazzi delle superiori che hanno svolto il Pcto – Percorso per le competenze trasversali e l’orientamento – alle Cucine di Padova popolari l’hanno valutato un’esperienza «molto positiva» in più del 70 per cento dei casi. È quanto emerge dai questionari compilati da 69 studenti del Leon Battista Alberti, del Curiel e del Marchesi, da 9 operatori e da 21 volontari. La ricerca è stata condotta dalle Cucine stesse per conoscere l’esperienza degli studenti, la relazione con operatori e volontari e il punto di vista degli utenti. Dell’analisi dei dati si è poi occupata Marta Gaboardi, ricercatrice al dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’Università di Padova, che ha seguito la tirocinante Cristiana Melis, alla quale è stato affidato anche il compito di raccogliere le impressioni degli utenti. Agli ospiti delle Cucine non è stato chiesto di compilare il questionario ma di esprimere il loro punto di vista sulla presenza dei ragazzi, giudicata molto arricchente nel 70,8 per cento dei casi. Significativa la risposta di uno di loro: «Mi sono sentito a mio agio e più “normale” nel vedere i giovani». Il cuore del Pcto, e ciò che maggiormente emerge dai questionari, è la relazione. «Questa esperienza ha aiutato i ragazzi non solo ad acquisire determinate competenze, ma a contrastare il pregiudizio, ad andare oltre certi stereotipi e a migliorare quindi la relazione con l’altro, sviluppando empatia e pazienza – spiega Marta Gaboardi – Valori che si possono spendere anche in altre relazioni, come le amicizie o in famiglia. È stato interessante osservare anche l’alto grado di soddisfazione che gli studenti hanno espresso per il rapporto con operatori e volontari: si sono sentiti ascoltati e accolti più di quanto gli stessi operatori e i volontari non ritengano di aver fatto». Interrogati sui suggerimenti per migliorare questa esperienza, i ragazzi hanno dimostrato la voglia di mettersi in gioco, proponendo di aumentare il tempo da trascorrere in sala, per dare più spazio al contatto con gli ospiti.