Corridoi universitari. Due studenti ospitati anche a Padova. Lo studio per uscire dai campi profughi
Proprio come i corridoi umanitari, i corridoi universitari permettono a persone rifugiate di arrivare legalmente nel paese di accoglienza, senza rischiare la vita attraversando il deserto e il mare e senza doversi consegnare a trafficanti di uomini senza scrupoli. In questo caso, però, c’è la possibilità di studiare, formarsi e contribuire – spesso in maniera decisiva – al proprio futuro e a quello della propria famiglia.
A livello nazionale il progetto ha coinvolto Caritas Italiana, la Chiesa valdese e le Università, queste ultime capofila a livello locale di ciascun progetto. A Padova, oltre a Università, Caritas e a Chiesa Valdese, sono state coinvolte l’Associazione Migranti Onlus, che ha messo a disposizione un operatore, e Refugees Welcome con la sua rete di supporto di famiglie.
Il progetto prevede l’accoglienza gratuita per due anni tramite l’Esu, con la possibilità di consumare pasti alla mensa, un operatore, del “pocket money”, dei computer per studiare – decisivi in tempi di lezioni a distanza per via del Coronavirus – e telefonini. La rete di operatori, tutor e famiglie coinvolte offre agli studenti la condizione migliore per affrontare lo studio.
«I nostri ospiti – spiega Sara Ferrari di Caritas Padova – non sono dei ragazzini, ma due uomini di 41 e 34 anni, con figli e famiglie in patria. Uno dei due ha ben sei bambini. A loro è stata data la possibilità di concludere gli studi in Italia per aiutare le loro famiglie che vivono ancora nei campi profughi in Africa e offrire così una diversa prospettiva di vita. Sono uomini seri, che stanno cogliendo al meglio l’opportunità che è stata loro data, destinando praticamente tutto il loro pocket money alle famiglie nei campi profughi».