Caritas. Oggi ho imparato a volare. Attraverso il lavoro
Nuovo progetto di Caritas Padova, finanziato con i fondi dell’8 per mille, per dare dignità e speranza a persone in difficoltà. L’iniziativa nasce dall’esperienza del Fondo di solidarietà per il lavoro
«Oggi ho imparato a volare. E non me ne voglio più dimenticare […] Ti devi solo un poco concentrare. E devi scegliere dove vuoi andare». La canzone di Eugenio Finardi, Oggi ho imparato a volare, dà il titolo al nuovo progetto di Caritas Padova, finanziato con i fondi Cei dell’8 per mille alla Chiesa cattolica, per dare dignità e speranza a persone in difficoltà. Come? Con il lavoro.
«Abbiamo scritto questo progetto – racconta Sara Ferrari di Caritas Padova – perché ci siamo resi conto che a seguito della pandemia, e con la chiusura del Fondo straordinario di solidarietà per il lavoro, serviva fare qualcosa per l’inserimento lavorativo delle persone tra le più dimenticate».
60 mila euro le risorse per ora impiegate, che si tramuteranno in una trentina di tirocini presso aziende, parrocchie e enti abilitati. Il progetto metterà insieme mondi diversi: i volontari del vecchio Fondo di solidarietà, quelli dei centri d’ascolto vicariali e Irecoop.
«In una prima riunione – continua Ferrari – abbiamo chiesto ai centri d’ascolto vicariali di cominciare a individuare i beneficiari. Questi saranno coinvolti in 500 ore di lavoro – remunerate 6 euro all’ora – presso l’ente autorizzato: tutte queste saranno a carico di Caritas Padova con i fondi dell’8 per mille, tranne una mensilità che sarà chiesta alla realtà datrice di lavoro, quale presa d’impegno anche economico».
Il gioco di squadra tra diversi enti prevede che siano i centri d’ascolto, forti della loro esperienza nei territori della vasta Diocesi di Padova, a identificare i beneficiari, svolgere i colloqui preliminari e valutare che la persona sia in grado di svolgere l’esperienza. Sempre i centri d’ascolto individueranno le aziende e gli enti sede del lavoro. A questo punto, mentre Irecoop si occuperà della parte burocratica e amministrativa, i volontari “tutor”, eredi dell’esperienza del Fondo di solidarietà, svolgeranno il ruolo di cerniera tra beneficiario e aziende, occupandosi soprattutto di verificare che l’esperienza stia andando per il verso giusto.
«A differenza dell’esperienza con il Fondo di solidarietà – osserva Ferrari – non c’è una commissione di valutazione, ma l’impegno spetterà ai territori». I tempi sono stretti: «Il progetto va concluso entro il 31 dicembre 2021, per questo è importante avviare i tirocini entro il mese di giugno». I beneficiari dovranno avere un Isee inferiore ai 20 mila euro, una carta d’identità o permesso di soggiorno, il curriculum, l’iscrizione al centro per l’impiego e l’accessibilità a un conto corrente nel quale riceveranno il compenso.
«“Oggi ho imparato a volare” è stato accolto molto bene dai referenti locali – conclude Sara Ferrari – speriamo che questa avventura possa essere formativa per i nostri volontari, perché possano conoscere, approfondire e trovare sempre più partnership nei territori dove sono già radicati».
Irecoop: supporto a beneficiari e aziende
Irecoop Veneto è un ente di formazione di Confcooperative Veneto, specializzato nell’area delle politiche attive per il lavoro anche nell’inserimento di persone in condizione di svantaggio. Per questo Irecoop è il partner ideale del progetto “Oggi ho imparato a volare”.
«La progettualità – spiega Laura Toffanin di Irecoop – è la stessa dell’esperienza del Fondo straordinario di solidarietà. Ci occuperemo anche questa volta dell’elaborazione dei progetti formativi e della parte documentale, ma durante tutto il periodo la nostra sarà una presenza costante a supporto di beneficiari e aziende».
La speranza, e l’obiettivo, è portare le persone a un vero contratto di lavoro, anche a termine: «Ci aspettiamo di toccare anche i sogni delle persone, perché possano arrivare a fare ciò che a loro piace. Per questo, siamo pronti a trovare i percorsi di formazione più adatti, aiutandoli a lavorare sulle loro lacune e a conseguire eventuali patentini o certificazioni».
Undici tutor, forti dell'esperienza nel Fondo di solidarietà, porteranno il loro know how nel nuovo progetto
È Roberto Bonato la figura che coordina gli undici tutor forti dell’esperienza del Fondo straordinario di solidarietà, ora chiamati a portare il know how acquisito negli anni all’interno del nuovo progetto “Oggi ho imparato a volare”, finanziato dai fondi dell’8 per mille alla Chiesa cattolica. «I tutor – spiega – conoscono molto bene le procedure per dare corso ai tirocini di lavoro. Così, il loro compito è quello di aiutare i centri d’ascolto vicariali nell’avviare le persone a un percorso lavorativo». Questo aiuto si tramuta nella messa a fuoco delle potenzialità del singolo lavoratore e della verifica della sua effettiva volontà e della sua disponibilità, nonché la disponibilità delle aziende in senso ampio: «Per aziende intendiamo realtà che vanno dal singolo negozio fino all’istituzione, dalla cooperativa al piccolo imprenditore. Sono questi tutor che, conoscendo bene i territori, sanno reperire le opportunità di lavoro».
L’esperienza pregressa aiuta a formulare le giuste aspettative: «Con il Fondo di solidarietà circa il 30 per cento dei tirocini aveva una qualche forma di continuità successiva anche all’esaurirsi della borsa lavoro. Questo succedeva sia perché il lavoratore raccoglieva la stima dell’azienda, sia perché l’azienda ne aveva effettivamente bisogno. Ci auguriamo che con il nuovo progetto questa percentuale possa salire anche al 40-50 per cento».
31 vicariati con un centro d’ascolto attivo e undici tutor in altrettanti punti della Diocesi: adesso l'obiettivo è spargere la voce. «Crediamo che i potenziali interlocutori potranno essere molteplici, nonostante il Covid abbia mutato lo scenario delle opportunità. Oggi conta far conoscere l’iniziativa sia sul fronte dei beneficiari che delle aziende».
Centri di ascolto vicariali. Sentinelle in ascolto di persone e territorio
Non è un caso se per il progetto “Oggi ho imparato a volare”, finanziato con i fondi dell’8 per mille alla Chiesa cattolica, la Caritas di Padova abbia scelto di puntare in modo così deciso nei volontari dei centri d’ascolto vicariali. «Già dal 2017 – spiega Daniela Crivellaro di Caritas Padova – abbiamo avviato i Progetti Spa, progetti per l’accompagnamento, nei quali i volontari dei centri d’ascolto attivavano percorsi personalizzati». I progetti Spa ormai raggiungono il centinaio, sono stati attivati in tutto il territorio della Diocesi e sfociano in tutti gli ambiti: «Dalla formazione, per potenziare le competenze delle persone perché possano trovare lavoro, fino all’incrocio tra domanda e offerta».
È dunque proprio nel lavoro, nel progetto personalizzato che vede la persona entrare nel percorso di vita a lui/lei più adatto, che i territori aiutano loro stessi nell’incontro tra le risorse inespresse e le esigenze delle aziende in momenti non sempre facili dato l’attuale stato dell’economia. «I centri d’ascolto sono al centro – conferma Crivellaro – sono loro le sentinelle della comunità capaci di intercettare esigenze e disponibilità. Il loro intervento va anche a coinvolgere cooperative, aziende e istituzioni dei singoli territori. È questa rete di relazioni che favorisce le persone anche nei momenti più critici».
E allora, spetta alla Caritas diocesana dare una mano dove può, ma sempre in seconda fila, lasciando al territorio e alle sue risorse il ruolo da protagonista. Questa, del resto, è la logica della sussidiarietà. «Lo scoglio che si presenta – conclude Daniela Crivellaro – è quello della parte burocratica. Per questo, i volontari dei centri d’ascolto ci chiedono da un lato l’accompagnamento amministrativo. In questi anni, infine, ci siamo molto allenati ad ascoltare i bisogni: dobbiamo dunque potenziare l’ascolto delle risorse che esprimono i territori perché possano venir messi in rete».