Beni culturali da tutelare. Ecco i dati di Diocesi e Carabinieri
Presentazione dei dati da parte del Servizio diocesano Beni culturali e indicazioni del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Venezia
Anche se il suo obiettivo risiede già nella denominazione, non a tutti è chiara l’attività svolta dal Servizio Beni Culturali di una Diocesi e in particolare della Diocesi di Padova. L’occasione per raccontarla è l’incontro che si è tenuto nella mattinata di giovedì 27 giugno in sala Barbarigo, nel Palazzo vescovile di Padova, che ha avuto al centro la relazione del tenente colonnello Emanuele Meleleo, comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Venezia. Per partire dai dati, va ricordato che a Padova sono stati schedati, con il censimento conclusosi nel 2009, ben 108.444 beni culturali appartenenti a 470 enti, di cui 457 parrocchie, con una media di 230 schede per parrocchia. Numeri importanti che fanno il paio con quelli nazionali: nelle 226 Diocesi italiane sono infatti stati catalogati 12 milioni 341 mila e 553 beni appartenenti a 2.234 istituti culturali, tra opere d’arte o beni archivistici, libri manoscritti o a stampa. «Incontri come quello di carattere formativo e informativo di giovedì scorso sono particolarmente importanti – sottolinea il responsabile del Servizio Beni Culturali di Padova, arch. Claudio Seno – Un’opportunità che si è presentata in seguito a un incontro a livello di Conferenza episcopale Triveneto e che arriva dopo un ventennio, quello che va dal 2004 al 2024, durante il quale, grazie all’opera di don Bruno Cogo, il nostro ufficio ha messo a sistema i furti avvenuti nelle parrocchie, abbiamo così registrato una quarantina di sottrazioni di opere d’arte importante. In questa situazione, la collaborazione con il Nucleo di tutela dei Carabinieri è molto forte: attraverso i database dell’Arma e i sistemi di verifica e ricerca ci supportano nel ricercare e recuperare le opere trafugate. Siamo molto soddisfatti di quanto riconsegnato negli ultimi tempi: due statue settecentesche trafugate nel 2005 e restituite alla parrocchia di Ospedaletto Euganeo lo scorso anno e due dipinti, uno di Este e uno di Montagnana, restituiti nelle scorse settimane dopo essere stati sottratti ben quarant’anni fa». Mettere a sistema e proteggere un simile patrimonio è assai impegnativo. La parola chiave è prevenzione ai furti. «Il lavoro del Nucleo è fondamentale in termini di indagine una volta che il reato si è compiuto – continua Seno – e anche in questo momento sono in atto ricerche di opere padovane trafugate negli anni Settanta. Molto importanti sono tuttavia le indicazioni date dal comandante Meleleo a parroci o volontari che tengono aperte le chiese, sulle attenzioni da avere con le persone che le visitano oltre alla protezione degli edifici sacri, in particolare quelli non più presidiati a causa della diminuzione del clero. Chiese che sono molto esposte se non vengono installati impianti di allarme e video sorveglianza. A questo proposito, la Cei ogni anno con i fondi dell’8 per mille per i beni culturali destina risorse a ogni Diocesi per gli impianti d’allarme da installare nelle chiese; il nostro compito è aderire al plafond, individuare le chiese maggiormente esposte o custodi di beni particolarmente preziosi per garantire un sistema idoneo di anti-intrusione. Ogni anno riusciamo così a finanziare in media tre parrocchie per una trentina in totale nell’ultimo decennio, ma si tratta di un lavoro che continuerà».
Restituite due opere a Este e Montagnana
La parrocchia di Montagnana ha potuto tornare in possesso di un seicentesco San Pietro in carcere (nella foto). A Este è stato riconsegnato un frammento di una pala del pittore Francesco Zanella, del secolo 17°.