Ascensione. L’Eucaristia ci fa testimoni e missionari
Ascensione Gesù risorto appare ai discepoli per l’ultima volta consegnando una promessa, quella dello Spirito, e una missione da svolgere nel suo nome. Lo fa «mentre si trovava a tavola con loro»
La prossima solennità dell’Ascensione ci permette di fare memoria di un momento particolarmente trasformativo della vita dei discepoli: Gesù risorto appare loro per l’ultima volta consegnando una promessa, quella dello Spirito, e una missione da svolgere nel suo nome. Luca, nella sua introduzione generale al libro degli Atti (At 1,1-10), riporta proprio quest’esperienza del Gesù pasquale che, in un tempo dilatato tra la sua vita terrena e il tempo della Chiesa che seguirà, ha preparato i suoi discepoli a questa azione evangelizzatrice, che scaturisce direttamente da lui. Il dono dello Spirito che seguirà nella Pentecoste sarà la conferma di quanto già lo Spirito stesso aveva operato durante la vita di Gesù e nella sua risurrezione. Ne emerge l’immagine di una Chiesa che, costituita da Cristo e formata nella relazione con lui, è tale perché in cammino, costitutivamente evangelizzatrice, fondata sulla testimonianza di quanti hanno conosciuto Gesù e lo hanno seguito (non solo i Dodici), una Chiesa mossa dall’azione dello Spirito, la cui predicazione include lo stesso Gesù, la sua vita, le sue parole e le sue azioni, come parte di quel messaggio. È interessante notare che l’invio missionario da parte di Gesù risorto e la stessa ascensione avvengono «mentre si trovava a tavola con loro»: il contesto è quindi pienamente eucaristico. La Chiesa scaturisce attorno alla mensa, nello spezzare insieme il pane, nella presenza di Gesù risorto, sotto l’azione dello Spirito (qui promesso), ricevendo il mandato di essere testimoni non solo a Gerusalemme, ma «fino ai confini della terra» (1,8). L’Eucaristia, che fonda la comunità cristiana, dalla quale si rinnova costantemente il dono del Risorto ricevuto nel Battesimo, è perciò anche la fonte della testimonianza cristiana e della missione. Di fronte a un Gesù che si sottrae alla vista, il pane spezzato diventa il segno visibile di una presenza che ci ripresenta il mistero di Cristo morto e risorto che si dona come salvezza per tutti; nello stesso tempo è testimonianza dell’amore del Padre e presenza dello Spirito Santo che spinge a uscire dai nostri confini, per raggiungere chi ancora attende la Buona Notizia del Vangelo. Scriveva Benedetto XVI nella Sacramentum caritatis a proposito dell’Eucaristia: «Non possiamo tenere per noi l’amore che celebriamo nel Sacramento. Esso chiede per sua natura di essere comunicato a tutti. Ciò di cui il mondo ha bisogno è l’amore di Dio, è incontrare Cristo e credere in Lui. Per questo l’Eucaristia non è solo fonte e culmine della vita della Chiesa; lo è anche della sua missione: “Una Chiesa autenticamente eucaristica è una Chiesa missionaria”. Anche noi dobbiamo poter dire ai nostri fratelli con convinzione: “Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi!” (1 Gv 1,3)». Nel tempo pasquale si torna più volte a contemplare Gesù che appare agli apostoli: anche noi, oggi, abbiamo bisogno di rimanere alla scuola del Risorto, di passare dal ricordo della croce alla presenza viva del Figlio in mezzo a noi. I nostri occhi hanno bisogno di essere aperti, di guardare più in profondità e di assumere quello sguardo tipico di Dio che riconosce in ogni essere umano un figlio da amare e da attirare a sé; il nostro cuore è fatto per allargarsi e accogliere lo Spirito, per praticare l’amore a Dio e al prossimo; la nostra bocca ha bisogno di imparare un linguaggio nuovo, per testimoniare la bellezza di Dio in questo mondo e in questo tempo. Rimanere nella contemplazione di quel pane spezzato ci allena ad assumere quello stile cristiano di cui oggi il mondo ha bisogno. Ci pone davanti al saluto di pace del Maestro e apre in noi lo stesso desiderio di pace e di giustizia. Ci imprime addosso il modo di essere di Gesù così da portarlo nella porzione di mondo che ci attende ogni giorno. Ridà vigore alle scelte improntate al bene, al cammino intrapreso nella strada della nostra vita con lui, rinnova il coraggio del cambiamento e la forza della testimonianza. Ecco allora che l’adorazione eucaristica diventa occasione, non solo per la singola persona ma per tutta la comunità, di fare esperienza del «guardare» insieme a Cristo, come gli apostoli con gli occhi rivolti al cielo, e nello stesso tempo del ricevere una missione, anch’essa deposta nelle mani di una comunità, per poter essere testimoni di ciò che si è contemplato. Quel momento trasformativo vissuto dagli apostoli diventa reale anche per noi oggi, non solo attraverso la Parola accolta e celebrata, non solo nel cibarsi del Corpo e Sangue di Cristo, ma anche nel sostare di fronte al mistero di Dio fattosi pane spezzato per noi che ci invita alla relazione con lui, al fare esperienza del suo amore, a lasciarci trasformare dalla sua presenza e a rimetterci in cammino nel suo nome.
Rete mondiale di preghiera per il papa: maggio
Intenzione di preghiera del papa Preghiamo perché le religiose, i religiosi e i seminaristi crescano nel proprio cammino vocazionale attraverso una formazione umana, pastorale, spirituale e comunitaria, che li porti a essere testimoni credibili del Vangelo.
Intenzione dei vescovi Preghiamo affinché ogni cristiano sappia recarsi nei luoghi lontani dalla fede per aprirsi all’incontro con l’altro e definire spazi di dialogo libero e fraterno.