Algoritmi di Pace. Il messaggio che il vescovo Claudio ha portato alla Marcia per la pace a Dolo domenica 28 gennaio
Benvenuti alla marcia per la pace che quest’anno unisce le diocesi di Venezia e di Padova. Saluto con affetto e ringrazio sua eccellenza mons. Francesco Moraglia, patriarca di Venezia e presidente della conferenza episcopale del triveneto.
Desidero ringraziare il sindaco del Comune di Dolo per la generosa accoglienza, il presidente della Conferenza dei sindaci della Riviera del Brenta e tutti i sindaci presenti, ringrazio tutte le autorità che hanno scelto di condividere questo cammino. Un grande grazie alla parrocchia di Dolo, a quelle del vicariato, a tutti i volontari che hanno collaborato alla realizzazione dell’evento, ai giovani e ai ragazzi che contribuiscono a dare colore, gioia e bellezza alla marcia. E anche
speranza! Siamo grati a quanti, nelle tappe, doneranno la loro arte e le loro testimonianze.
La tradizione della marcia per la pace ci consente ogni anno di sostenere, verificare e rafforzare la nostra testimonianza e di rimetterci nuovamente in cammino. Siamo un po’ come il popolo di Dio che cammina forte di una speranza e di una promessa. Cammina nel deserto, aspetta chi è un po’ più lento ed affaticato, ma non smette di tendere alla meta. Per noi la meta è la pace nel mondo, la pace sulla terra, come diceva Giovanni XXIII con la sua enciclica, Pacem in terris. Marciare per la pace è desiderare la conversione del proprio cuore alla misericordia, è alzare lo sguardo e accorgersi che non siamo soli, è alleggerirsi delle armature e delle maschere di difesa e scoprire che gli altri sono fratelli; marciare per la pace è orientare il nostro passo verso l’unità dei popoli, in compagnia di tutti i profeti di pace della storia; è rinnovare ogni giorno l’impegno a fare scelte di giustizia nei confronti del creato e dell’umanità.
Il nostro marciare è vicinanza e affetto verso le vittime di tutte le guerre e dei genocidi; è denuncia delle ingiustizie, del persistere della logica della forza e della supremazia delle armi; è richiesta di cessazione delle ostilità per una ricerca non violenta della concordia. Ricordiamo tutti i conflitti quelli noti alla cronaca, come in Ucraina e nella Striscia di Gaza, e quelli dimenticati nelle terre d’Africa, Asia, Medio Oriente e America latina. Camminare insieme per la pace significa dire da che parte stiamo come persone, come Chiese, come cittadini e come società: siamo sostenitori della pace!
Nel suo messaggio per la cinquantasettesima giornata mondiale per la pace, papa Francesco ci invita a riflettere sull’intelligenza artificiale, un tema arduo e complesso, che pone al centro la grande evoluzione tecnologica di cui siamo parte. Ho apprezzato il percorso di preparazione che il vicariato di Dolo ha proposto per conoscere questo tema. Approfondire e riflettere insieme sulla realtà è sempre il modo migliore per cercare la verità e perseguire il bene, aiuta ad avere un pensiero non chiuso né unico, ma dialogante e condiviso.
L’intelligenza artificiale è tra le più straordinarie conquiste della scienza e della tecnologia e i vantaggi del suo impiego li vediamo in tutti gli ambiti: dall’industria all’agricoltura, dalla comunicazione all’istruzione, dalla sanità ai servizi, dall’esplorazione dello spazio ai fondali marini, dai trasporti alle relazioni interpersonali… L’intelligenza artificiale pervade ogni spazio di vita e plasma il nostro modo di pensare e approcciare la realtà. Non possiamo sottrarci dalla conoscenza di questo nuovo modo di progettare l’automazione e immaginare il futuro. Siamo chiamati ad assumere un atteggiamento responsabile, che non scada nella cieca ed assoluta fiducia nella tecnocrazia, né nel pessimismo catastrofico, ma riesca invece a esercitare una critica costruttiva desiderosa di orientare al bene la progettazione e l’uso dell’intelligenza artificiale.
Abbiamo un compito comune che è quello di far crescere in noi e tra di noi una morale e un’etica ispirate personalmente alla benevolenza e socialmente all’equità e alla giustizia. È qui che trova posto la sapienza del cuore, di cui parla Papa Francesco nel suo messaggio per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che permette di rendere e di mantenere umane la tecnica e la scienza.
È così che immetteremo nelle nostre società gli anticorpi resistenti alla supremazia della tecnica e li trasmetteremo alle nuove generazioni perché siano capaci di desiderare un progresso tecnologico governato dal rispetto della dignità umana e orientato alla fraternità universale.
Certo siamo preoccupati per l’applicazione dell’intelligenza artificiale nella produzione di notizie false che manipolano la nostra opinione e costruiscono nemici, nella violazione della privacy e nella profilatura involontaria, nella catalogazione per stereotipi e nell’interferenza sulle procedure elettorali… e potremmo continuare fino al suo impiego in ambito bellico. Nelle guerre che si combattono in Ucraina e nella terra di Gaza abbiamo una triste ed atroce dimostrazione di come vengano impiegati e testati i sistemi d’arma autonomi letali, che sterminano migliaia di persone innocenti e distruggono intere città.
Se l’intelligenza artificiale di cui si dispone è addirittura generativa, dato che apprende da sé e lo fa ad una velocità sempre più sorprendente, chi ne detiene il possesso detiene un potere smisurato, per questo è necessario che non sia concentrato nelle mani di pochi e sia orientato al bene e al bene di tutto l’universo. Queste sono scelte del cuore, scelte che spettano all’umano non alla tecnica.
È urgente una convergenza etica e una regolamentazione internazionale sulla produzione e l’impiego dell’intelligenza artificiale. Apprezziamo lo sforzo della Comunità Europea per aver approvato il mese scorso il primo regolamento sull’intelligenza artificiale secondo criteri di sicurezza e rispetto dei diritti fondamentali e dei valori dell'Unione Europea. È un primo passo…
Ora, iniziamo il nostro cammino facendo nostro il desiderio di papa Francesco “che il rapido sviluppo di forme di intelligenza artificiale non accresca le troppe disuguaglianze e ingiustizie già presenti nel mondo, ma contribuisca a porre fine a guerre e conflitti, e ad alleviare molte forme di sofferenza che affliggono la famiglia umana.” Non resteremo smarriti, non soccomberemo al senso di impotenza, se davanti alle opportunità e ai rischi della rivoluzione digitale, manterremo umani i nostri cuori e limpide le nostre coscienze. La costruzione della pace ha bisogno di ciascuno e di tutti, ha bisogno del nostro cuore, camminiamo insieme per inventare algoritmi di pace!
+ Claudio Cipolla