7 febbraio, Giornata mondiale contro la tratta. Padova prega per la fine di tutte le schiavitù
La sesta edizione si celebra, per volere di papa Francesco, l'8 febbraio, memoria liturgica di santa Bakhita
Per il sesto anno la Chiesa celebra la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone. La data, scelta non a caso, è l’8 febbraio, giorno in cui ricorre la memoria liturgica di santa Giuseppina Bakhita, originaria del Darfur, in Sudan, venduta come schiava da bambina e poi divenuta suora canossiana tra Venezia e Schio a fine Ottocento. La Giornata è stata indetta da papa Francesco su intuizione di una religiosa dell’Usmi, Unione superiore maggiori d’Italia.
A Padova la Giornata mondiale di preghiera avrà come evento principale una veglia di preghiera in programma venerdì 7 febbraio nel vicariato dell’Arcella. Il ritrovo è alle 20.15 nella chiesa di San Lorenzo da Brindisi, in via Perosi 59a. Alle 20.30 ci si metterà in cammino verso la parrocchia di Sant’Antonio d'Arcella, dove, alle 21, inizierà la veglia vera e propria.
L’iniziativa, promossa dalla Diocesi, vede il coinvolgimento primario dell’Usmi, delle suore Francescane del poveri del progetto Miriam di Padova, da anni in prima linea per le donne vittime di tratta, e si avvale del coinvolgimento di Caritas e di tutti i principali uffici diocesani, nonché di altre congregazioni e famiglie religiose.
«Quest’anno la scelta del luogo è ricaduta sull’Arcella – spiegano le suore Francescane – dove abbiamo subito trovato la collaborazione di don Marco Galletti, dei frati di Sant’Antonio e dei giovani dell’unità pastorale, più che volenterosi nello spendersi per l’organizzazione». La serata del 7 febbraio viene preceduta da alcuni momenti di formazione specifica per i giovani del quartiere, perché anche loro aiutino le comunità a conoscere ciò che sta avvenendo in varie parti del mondo.
Una veglia dal duplice obiettivo: «Vogliamo pregare perché questo tipo di schiavitù venga prima o poi meno, ma è importante anche sensibilizzare chi vi partecipa, divulgando il più possibile questi temi e facendo conoscere il dramma di chi si trova a essere vittima di questi traffici. Non solo, faremo in modo che in tutte le parrocchie si abbia notizia di questa veglia e di ciò che essa vuole rappresentare qui, oggi, a Padova».
Il tema della tratta è sommerso, ma sempre presente e sempre più grave tra le pieghe delle nostre realtà: «Conosciamo la tratta per scopi sessuali, ma vi sono tanti tipi di sfruttamento: quello lavorativo, quello per l’accattonaggio. Con la veglia del 7 febbraio vogliamo pregare perché finisca ogni tipo di sfruttamento della persona in ogni parte del mondo».
I dati del fenomeno, pubblicati sul sito www.preghieracontrotratta.org, sono agghiaccianti: quasi 25 milioni di persone nel mondo sono vittime di lavoro forzato, mentre il 59 per cento delle vittime è destinata alla prostituzione. Inquietante poi il dato sul traffico di organi: si stima che l’8 per cento dei 100 mila trapianti effettuati in tutto il mondo sia fatto con organi provenienti dal commercio illegale.
Certo, ognuno può fare solo una piccola parte: «Conta anche l’atteggiamento della collettività. Un esempio è il fenomeno della prostituzione: la gente vede queste disperate per strada e pensa che siano esse a volerlo. Ma queste donne in realtà non si prostituiscono, bensì “sono prostituite” dai loro sfruttatori. C’è costrizione, c’è schiavitù. Sapere questo non è poco per combattere il fenomeno, a partire dai comportamenti di tanti italiani che contribuiscono a rendere fruttuoso questo mercato. Noi, come suore Francescane del progetto Miriam, facciamo la nostra piccola parte, accogliendo chi riesce a mettersi in salvo. Per il resto quello che conta è la formazione umana».
Sullo sfondo la partita si gioca a livello internazionale, combattendo la grande criminalità organizzata che guadagna dal traffico di esseri umani tanto quanto e forse più del traffico di sostanze stupefacenti: «Intanto però noi aiutiamo le donne che si rivolgono a noi a denunciare. È un piccolo passo, ma che va fatto e che non è senza frutto».
Bakhita, dalla tratta alla santità
Santa Giuseppina Bakhita nasce nel Darfur, in Sudan, nel 1869. Viene rapita all’età di sette anni e venduta più volte. Comprata nel 1882 dal console italiano, arriva a Genova per fare la bambinaia. Giunta a Venezia a seguito del trasferimento del suo nuovo padrone, conosce le Canossiane e la fede cristiana. Battezzata nel 1890, si fa suora nel 1893. Nel 1896 viene trasferita a Schio dove resterà fino alla morte, nel 1947.