Dal Municipio al Campanile. Anguillara Veneta

Tra l’Adige e sant’Antonio Comunità attorno all’Oratorio Il sindaco: «Un rapporto secolare con la Veneranda Arca di sant’Antonio. Una unicità del territorio è la patata dolce o Americana: abbiamo un programma di valorizzazione»

Dal Municipio al Campanile. Anguillara Veneta

«Un Comune legato strettamente alla figura di sant’Antonio e al fiume Adige, con un prodotto tipico, la patata americana»: esordisce così il sindaco di Anguillara Veneta (4.102 al 1° gennaio 2025), Alessandra Buoso, rieletta per un secondo mandato nel 2024. «Ogni anno siamo presenti ufficialmente alle celebrazioni in Basilica a Padova per la Festa della traslazione (popolarmente conosciuta come festa della Lingua, ndg) e per quella del 13 giugno, proprio in virtù della presenza plurisecolare dei frati del Santo nel nostro territorio» sottolinea la prima cittadina. La Villa Arca del Santo, infatti, risale al Seicento e venne costruita per volere della Veneranda Arca di sant’Antonio, l’istituzione che dal Trecento amministra i beni della basilica padovana, di cui Anguillara rappresentava un possedimento esterno. Il complesso era in origine destinato a ospitare i frati che sovrintendevano ai lavori agricoli: è strutturato secondo lo stile tipico degli edifici della campagna veneta, con una parte adibita a residenza e una barchessa di servizio ai lavori. I vasti terreni di proprietà erano delimitati da un sistema di cippi di confine, di cui oggi rimangono ancora visibili una quindicina. Annesso alla villa, che dopo varie vicissitudini è stata acquistata dalla Fondazione Noi per Voi Scarparo, è il bellissimo oratorio dedicato a sant’Antonio, di proprietà del Comune, che è stato restaurato anche grazie al Fai. Nel 2009 è, inoltre, stato possibile recuperare i preziosi arredi che erano stati rubati. «Anguillara e la frazione di Borgoforte si sono sviluppate lungo l’Adige che ha sempre rappresentato una via di comunicazione importante. In particolare abbiamo un legame stretto con San Martino di Venezze, che è sulla sponda opposta e che è collegata con il ponte di ferro costruito nel 1922». Un’opera ambiziosa e avveniristica per l’epoca, a lungo attesa per migliorare i collegamenti fra le due province. Fino ad allora Anguillara e San Martino erano collegate da un barcone e poi da un “passo”, un traghetto che permetteva anche il trasporto di carichi oltre che di persone. Nel 1912 l’ingegnere Francesco Sansoni presentò alla Provincia di Padova un primo progetto, ma lo scoppio della prima guerra bloccò tutto e il cantiere aprì solamente il 30 settembre 1920. Il 14 febbraio 1922 il ponte fu inaugurato e finalmente aperto al transito: «È un’opera che unisce due terre di confine che geograficamente si assomigliano e che sono abitate da persone che condividono similitudini e legami molto affini. Ieri come oggi, questo ponte rappresenta un simbolo di unione tra le nostre comunità». Una terza caratteristica di questo territorio è rappresentata dalla coltivazione della patata dolce o americana: «Il Comune ha adottato ufficialmente il 21 marzo 2014 la denominazione comunale (certifica la provenienza di un determinato prodotto da un determinato territorio, ndg) approvando il regolamento per la tutela e la valorizzazione delle attività agro-alimentari locali e i disciplinari di produzione e difesa della patata dolce». Ottimi i rapporti tra l’amministrazione comunale con la parrocchia di Anguillara e con quella di Borgoforte che è parte dell’Unità pastorale di Agna: «si collabora sempre volentieri per il bene della comunità nel rispetto del ruolo di ciascuno», conclude Alessandra Buoso.

Il parroco: «Quest’anno, dopo la pandemia di Covid, tornano a settembre le feste quinquennali, pensate al tempo per celebrare la liberazione del territorio dal colera».

Comunità attorno all’Oratorio

«Una comunità ricca di tante attività e grande umanità». Definisce così la comunità di Anguillara Veneta don Giampaolo Assiso, qui parroco dall’ottobre 2020. «Per un anno non ho visto il volto dei miei parrocchiani», spiega don Giampaolo, arrivato nella parrocchia sulle rive dell’Adige in piena emergenza Covid, tanto che nel settembre dell’anno successivo la comunità, finalmente libera dalle restrizioni legate al terribile virus, gli ha riservato una seconda e più festosa entrata. «E proprio nel 2025, dall’11 al 21 settembre torneranno, dopo le limitazioni della pandemia, anche le feste quinquennali presso l’Oratorio della Beata Vergine Maria del Capitello, luogo di culto costruito nell’Ottocento come voto dopo la liberazione del paese dal colera». Progettato dall’architetto triestino Federico Tietz, l’oratorio circolare con due torri conserva una statua della Madonna Addolorata, venerata dalla comunità, che rappresenta Maria con il figlio tra le braccia dopo la deposizione dalla croce. Il legame particolare tra il manufatto e la comunità di Anguillara si perde nei secoli, risalendo fino al 1414, anno in cui secondo la tradizione si veri- «Un Comune legato strettamente alla figura di sant’Antonio e al fiume Adige, con un prodotto tipico, la patata americana»: esordisce così il sindaco di Anguillara Veneta (4.102 al 1° gennaio 2025), Alessandra Buoso, rieletta per un secondo mandato nel 2024. «Ogni anno siamo presenti ufficialmente alle celebrazioni in Basilica a Padova per la Festa della traslazione (popolarmente conosciuta come festa della Lingua, ndg) e per quella del 13 giugno, proprio in virtù della presenza plurisecolare dei frati del Santo nel nostro territorio» sottolinea la prima cittadina. La Villa Arca del Santo, infatti, risale al Seicento e venne costruita per volere della Veneranda Arca di sant’Antonio, l’istituzione ficò un fatto miracoloso. Si narra, infatti, che una donna del posto vide tra le fronde di un albero la statua, dopo aver pregato incessantemente la Madonna in cerca di conforto per la difficile situazione che stava vivendo con il marito violento che l’aveva cacciata. Sebbene il manufatto fosse stato portato nella chiesa locale per la grande curiosità creatasi nel borgo, la mattina seguente venne ritrovato nuovamente sull’albero, portando la popolazione a convincersi a erigere un capitello sul luogo dell’apparizione, ampliato successivamente proprio dopo la fine della pandemia ottocentesca. Come segno di voto alla Vergine, si decise anche di celebrare le cosiddette feste quinquennali, otto giorni di preghiere con la solenne processione in cui la statua della Madonna viene portata nella chiesa parrocchiale intitolata a sant’Andrea. E proprio la chiesa rappresenta il cuore della comunità di Anguillara. Come sottolinea il parroco, «qui vicino ci sono le diverse opere parrocchiali, dal teatro Concordia, vecchio cinema ristrutturato, che ora è una bella sala polivalente utilizzata per incontri e rappresentazioni. Poco distante il bar parrocchiale, un punto di aggregazione e ritrovo per tante persone». che dal Trecento amministra i beni della basilica padovana, di cui Anguillara rappresentava un possedimento esterno. Il complesso era in origine destinato a ospitare i frati che sovrintendevano ai lavori agricoli: è strutturato secondo lo stile tipico degli edifici della campagna veneta, con una parte adibita a residenza e una barchessa di servizio ai lavori. I vasti terreni di proprietà erano delimitati da un sistema di cippi di confine, di cui oggi rimangono ancora visibili una quindicina. Annesso alla villa, che dopo varie vicissitudini è stata acquistata dalla Fondazione Noi per Voi Scarparo, è il bellissimo oratorio dedicato a sant’Antonio, di proprietà del Comune, che è stato restaurato anche grazie al Fai. Nel 2009 è, inoltre, stato possibile recuperare i preziosi arredi Ad Anguillara è attivo anche il Centro di ascolto Caritas vicariale in cui sono impegnati un bel gruppo di volontari, pronti a dare supporto a chi si presenta e le necessità sono in continuo aumento. «La catechesi è ben curata nella comunità, grazie a un consistente gruppo di catechisti cui si affiancano una quarantina di giovani di età diverse che si occupano delle diverse attività di animazione dell’estate, pur non facendo riferimento diretto ad associazioni come l’Azione cattolica, che in passato era ben presente in parrocchia». Sul versante della liturgia vi è una cura e attenzione particolare con il gruppo dei lettori e dei ministranti e ben tre sono i cori parrocchiali, la corale Sant’Andrea, il coro San Gaetano con i giovani e quello dei più piccoli Hakuna Matata, ciascuno con un suo ruolo nella comunità. «Sono parroco di una sola comunità», sottolinea don Giampaolo, che da qualche tempo ha anche il supporto di don Bonaventura, sacerdote del Burundi, che studia a Santa Giustina a Padova. «Don Bonaventura è con noi dal giovedì alla domenica e posso dire con soddisfazione che si è ben inserito in parrocchia e gli anguillaresi si sono dimostrati molto accoglienti e ben disposti verso di lui».

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