Visori e video 3D per mettersi nei panni dei migranti. Al via progetto degli Scalabriniani nelle scuole
E' l'idea innovativa contenuta nel progetto "Ponte di dialoghi- Bridges beyond borders" promosso dalla Fondazione Cser (Centro studi emigrazione Roma) degli Scalabriniani, con il sostegno economico della Fondazione Migrantes. L'obiettivo è promuovere una cultura della conoscenza e dell'accoglienza contro ogni forma di discriminazione e xenofobia. Prenderà il via a marzo in una decina di scuole medie inferiori e superiori e durerà per tutto il 2020.
7 minuti per mettersi nei panni di chi fugge. 7 minuti per provare ad immaginare quanto siano difficili e drammatiche le scelte sul cammino di una persona migrante. 7 minuti per provare a capire cosa spinge le persone a lasciare tutto, la propria terra e le persone care, per avventurarsi verso l’ignoto, verso il sogno di una vita migliore. E’ racchiuso nello spazio di un gioco di ruolo che utilizza visori speciali, app e la tecnologia dei video tridimensionali a 360 gradi l’esperienza proposta, soprattutto ai giovani delle scuole, dal progetto “Ponte di dialoghi- Bridges beyond borders” promosso dalla Fondazione Cser (Centro studi emigrazione Roma) degli Scalabriniani, con il sostegno economico della Fondazione Migrantes e a cura di Ceiba Factory. Il progetto “Ponte di dialoghi”, presentato oggi, 14 gennaio, a Roma, è nato per promuovere una cultura della conoscenza e dell’accoglienza contro ogni forma di discriminazione e xenofobia. Prenderà il via a marzo in una decina di scuole medie inferiori e superiori e durerà per tutto il 2020.
Un progetto immersivo sulle rotte dei migranti. Per ora sono disponibili quattro storie diverse, sintetizzate in 7 minuti, raccontate in immagini tridimensionali riprese da una telecamera GoPro posta sulla testa del protagonista principale. Chi indossa il visore Oculus Go ha la sensazione di trovarsi veramente al posto di Carolina del Rwanda, di Namin della Guinea o degli altri migranti dal Congo e dall’Est Europa. E’ costretto ad ascoltare voci e urla delle carceri libiche, a rischiare di annegare in mare o a vedersi camminare a piedi attraverso deserti senza acqua da bere, nelle townships di Cape Town in Sudafrica o su un marciapiede di Roma a chiedere l’elemosina. Chi “gioca” a mettersi nei panni del migrante – anche se purtroppo non è un gioco ma è la vita reale – si troverà a optare per scelte diverse lungo il cammino. Basterà guardare in alto verso destra o sinistra: le scelte avranno esiti difficili, disastrosi o rassicuranti, come continuare il viaggio da soli cadendo nelle mani di sfruttatori o cercare aiuto presso realtà di accoglienza come quella romana di Casa Scalabrini634, che guida le persone verso l’autonomia. Alla fine di ogni video si scopre il vero volto del/della protagonista, con una breve testimonianza, sempre toccante.
Coinvolti almeno 1000 studenti. Le riprese sono state realizzate in Sudafrica, Romania e Roma, coinvolgendo nel ruolo di animatori, formatori e testimoni diretti persone che provengono dalla rete scalabriniana attiva nell’assistenza e accoglienza dei migranti. Nelle storie si affrontano temi diversi, come la violenza e la tratta delle donne, lo sfruttamento lavorativo, le condizioni dei richiedenti asilo, la vita delle badanti dell’Est Europa, costrette a lasciare i figli a casa. Per ora sono disponibili una ventina di visori che saranno utilizzati nelle classi, coinvolgendo almeno 1000 studenti di scuole romane e venete. Il progetto, destinato ad allargarsi anche ad altri istituti scolastici, associazioni e realtà interessate, prevede una giornata formativa con la visione del filmato, l’approfondimento dei temi con la presenza di testimoni ed esperti, il feedback dei ragazzi.
Le emozioni per raccontare la migrazione. “Speriamo di estendere l’iniziativa anche alle comunità di giovani italiani all’estero – ha spiegato padre Lorenzo Prencipe, responsabile del Cser – per accompagnarli nel loro percorso. Vogliamo unire la dimensione cognitiva con quella emozionale, per arginare quella che è stata definita la ‘fine della compassione’. Oggi ci si abitua a tutto e niente più ci indigna o commuove, nemmeno i naufragi “. Nel 2019 sono morte nel Mediterraneo almeno 1327 persone. Nel mondo sono 272 milioni le persone che vivono al di fuori del proprio Paese. L’idea del progetto è partita da una intuizione di padre Gabriele Beltrami, responsabile dell’ufficio comunicazione Scalabriniana e di Scalamusic-partner progettuale: “A livello comunicativo stiamo privilegiando strumenti on line (come i social) e off line come la divulgazione scientifica, oltre alle attività di networking, per creare una rete di relazione”. “Ci siamo chiesti come raccontare in maniera diversa la migrazione, per non citare solo numeri che rimangono distanti – ha precisato Carola Perillo, del Cser -. Abbiamo scelto di farlo in maniera emotiva, per aiutare i ragazzi ad immergersi nelle emozioni di chi affronta il viaggio”.
Una collana di volumi didattici. Sarà inoltre realizzata una collana di volumi didattici che racconteranno la storia delle migrazioni in alcune città italiane, a partire da Roma, Napoli, Venezia, Milano. E laboratori di formazioni artistica e pedagogico teatrali nelle scuole medie interiori e superiori. A livello internazionale si punta a coinvolgere i giovani di diversi Paesi nell’elaborazione di una carta contro la xenofobia.