Luci in alto mare. L’eredità di Giorgio La Pira nelle scelte dei “Giovani del Mediterraneo”
Il “Consiglio dei Giovani del Mediterraneo” riunito il 30 gennaio a Roma ha preso a cuore il tema dell’accoglienza
Non basta ricordare “i padri e le madri” che con il loro impegno sociale e politico hanno scritto pagine di riconciliazione, di giustizia e di pace dopo due guerre mondiali. Non basta ricordarli, è necessario oggi più che mai far rivivere in modo nuovo i loro pensieri, le loro visioni, i loro impegni. Sono i giovani che possono riuscire nell’intento facendo ricorso alle loro risorse culturali e morali. Agli adulti spetta almeno il compito di proporre la memoria come un appello a reagire alla indifferenza, alla diffidenza, alla rassegnazione.
Il “Consiglio dei Giovani del Mediterraneo” riunito il 30 gennaio a Roma ha preso a cuore il tema dell’accoglienza in un tempo in cui è la cultura del respingimento ad avere la meglio. “Prendersi cura. Una famiglia per ogni comunità” è il titolo dell’iniziativa che intende propone alle comunità del Mediterraneo di “adottare” persone e famiglie in fuga dalle loro terre per guerre, fame, siccità. Il vicariato apostolico di Beirut, le diocesi di Trieste e di Brindisi hanno già aderito alla richiesta.
I “Colloqui del Mediterraneo” che Giorgio La Pira aprì nel 1958 per gettare ponti di dialogo tra opposte rive tornano nelle parole dei giovani che guardano il mare, diventato un cimitero, con occhi diversi da quelli di una politica immiserita da egoismo e menzogna.
Nella stessa direzione e nello stesso scenario si stanno muovendo altri giovani con l’iniziativa “Peace-Med” promossa da Caritas e organizzazioni della società civile di una quindicina di Paesi mediterranei. L’obiettivo è di costituire una rete di relazioni regionali che si opponga all’estendersi e all’ incrudelirsi della “terza guerra mondiale a pezzi”.
Piccole luci in alto mare che indicano presenze di umanità nel buio della storia.
C’è infine una terza notizia buona, anche se con un neo, che viene dai giovani.
È il rapporto “Giovani in Caritas tra sogno e realtà” che ha coinvolto in diverse regioni italiane 632 giovani compresi tra i 16 e i 35 anni e che è stato presentato il 30 gennaio a Roma.
Le risposte confermano al 71,7% che è molto avvertita e praticata la scelta di “aiutare gli altri” mentre l’impegno politico è avvertito solo dall’8.9% degli intervistati.
La scelta di aiutare gli altri sembra escludere la scelta per l’impegno politico. Sembra che le madri e i padri siano dimezzati, sembra che la loro eredità valga poco o nulla e la loro testimonianza non sia letta come espressione di una forma esigente di carità.
Un’interruzione della comunicazione si è verificata. A farne le spese sono state la politica e la democrazia: questo è il tempo di ripensarle e riamarle pensando a un mondo dove dignità e diritti non siano sacrificati e umiliati. Chi metterà mano a questa ricostruzione dopo le macerie provocate dal vuoto di pensiero politico di governanti e governati? Una risposta può venire dalle tre buone notizie che, come luci in alto mare, vengono dai giovani del Mediterraneo. In loro risuonano le voci di padri e madri che, come Giorgio La Pira, hanno creduto nella pace, nella giustizia, nel bene comune e hanno lottato per realizzarli.