Don Edy, i commossi ricordi da Brasile e dal Venezuela: “Un grande dolore. Ci mancherà tantissimo”

Dal Roraima le testimonianze del vicario generale, don Lucio Nicoletto, sacerdote padovano, e di padre Vanthuy Neto. Dal confinante vicariato apostolico del Caroní, quella del vescovo, mons. Gonzalo Ontiveros Vivas, che spesso accompagnava in bicicletta don Edy nella “grande savana”

Don Edy, i commossi ricordi da Brasile e dal Venezuela: “Un grande dolore. Ci mancherà tantissimo”

“E’ una situazione molto pesante quella che stiamo vivendo, anche dal punto di vista affettivo”. Lo dice, da Boavista, sede della diocesi di Roraima, don Lucio Nicoletto, vicario generale e missionario fidei donum della diocesi di Padova, dopo aver appreso la morte improvvisa, per infarto, del sacerdote trevigiano fidei donum don Edy Savietto, avvenuta questa mattina a Pacaraima.

Il servizio di don Edy si svolgeva, appunto, in stretto contatto con i missionari delle diocesi di Padova e Vicenza, in quello che don Lucio definisce “un cammino molto bello di comunione, in stile sinodale, caratterizzato da una grande armonia di rapporti, da un sodalizio bello e intenso”. A Pacaraima abitava con don Mattia Bezze (fidei donum della diocesi di Padova), Giorgio Marino e Cristina Boldrin, coppia trevigiana.

In particolare, dice don Lucio, quando Treviso si è aggiunta al progetto ed è arrivato don Edy, “sono subito entrato in confidenza con lui, mio coetaneo, visto che io sono nato il 18 agosto e lui il 20 agosto, dello stesso anno. Lo ricordo come una persona delicata, lo si percepiva da un lato molto idealista, ma dall’altro, come adulto, lo si vedeva non certo slegato dalla realtà. Era una persona capace di coltivare sogni anche di fronte alle difficoltà della vita. La sua era però una fede concreta, con i piedi per terra. E pure una fede che esprimeva da vicino la propria adesione a Cristo e alla realizzazione del suo Regno in quest’ottica missionaria. A causa delle distanze, non ci si vedeva molto, ma qui in curia, a Boavista, era già di casa, si sentiva a casa, manifestava la gioia di poter condividere questo progetto missionario con la diocesi di Roraima”.

Prosegue il vicario generale: “E’ una tristezza grande, si stava realizzando sempre più come prete e come persona, in un contesto molto particolare e complesso, in una zona di frontiera, che vive un forte processo di migrazione forzata e dove si promuove un progetto di assistenza alle popolazioni migranti, mentre manca l’intervento delle Istituzioni pubbliche e spesso, sul tema, si respirano tensioni”.Lo stile e l’umanità di don Edy, conclude il vicario generale, “lo hanno fatto subito percepire come una persona fraterna, e paterna, prossima e vicina, sapeva farsi volere bene. Don Mattia Bezze, il prete di Padova che viveva con lui, si era sorpreso fin dall’inizio, perché riuscivano a capirsi e a vivere una grande comunione presbiterale e umana. Questo farsi prossimo è la sua eredità, il suo essere buon samaritano che versava l’olio della consolazione e della speranza, cosa che faceva con grande umanità e spontaneità. Trasaliva dal suo cuore il desiderio di rispondere alla chiamata missionaria. Ci mancherà tantissimo”.

“Per noi è un tempo molto difficile”, conferma padre Vanthuy Neto, finora cancelliere vescovile della diocesi di Roraima e vescovo eletto di São Gabriel da Cachoeira, la diocesi più indigena del mondo. È arrivato con una disponibilità molto bella a entrare nel cammino della Chiesa di Roraima, per incarnarsi in questa Chiesa locale. Fin da subito, è stato vicino a coloro che vivono in condizioni umane più fragili, a partire dai migranti, che a Pacaraima entrano in Brasile dal Venezuela. Viveva una grande attenzione alla missione e una amicizia molto grande tra i missionari di Padova, Treviso e Vicenza, ma anche con le congregazioni di religiose presenti nel territorio”.

Il sacerdote, inoltre, sottolinea “la prossimità molto grande con la comunità di Santa Elena de Uairén, sede del vicariato apostolico del Caroní, nel vicino Venezuela: “Ha organizzato vari momenti sportivi con i giovani venezuelani. La settimana scorsa era venuto qui, a Boavista, a caccia di coppe e divise per i bambini, per metterli a disposizione nei prossimi tornei”. Conclude padre Neto: “Mi unisco alla diocesi di Treviso, una nuova semente è germinata e spero possa fruttificare attraverso la vita di don Edy”.

E proprio dal Venezuela, il vescovo del vicariato apostolico del Caroní, mons. Gonzalo Ontiveros Vivas, trasmette la sua vicinanza alla Chiesa trevigiana: “Desidero salutare in modo speciale la diocesi di Treviso e il vescovo Michele Tomasi, il presbiterio, i familiari di don Edy. Mi unisco a tutti voi in questo momento di dolore. Siamo molto tristi, ma il cuore di tutti noi è orientato alla speranza della vita nuova. Ci uniamo fraternamente nella preghiera. Il seme depositato in terra germoglierà”.

Il vescovo aggiunge il ricordo personale di don Edy, con il quale era diventato subito amico: “E’ stato un sacerdote molto vicino, molto amico, abbiamo fatto qualche giro in bicicletta assieme, l’ultima volta un paio di settimane fa. Desiderava salire sul monte Roraima. Era molto ammirato dalla bellezza di questi luoghi, dai paesaggi della ‘grande savana’ che caratterizza il nostro territorio. Sono convinto che stia già facendo festa a fianco del Signore Gesù, che stia intercedendo per tutti noi e in particolare per i missionari”.

Fonte: www.lavitadelpopolo.it

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