Nella ex sacrestia d'Italia. Rossano Veneto attende don Claudio a braccia aperte
Parrocchia grande e vitale non ha più il 3 per cento della popolazione consacrata, ma continua a coinvolgere i giovani e a dare vocazioni
Ha il sapore della prima volta l’incontro imminente tra il vescovo Claudio e la parrocchia di Rossano Veneto che lo accoglie per la visita pastorale assieme alla vicina Cassola dal 16 al 20 ottobre. L’attesa di vedersi, parlarsi, confrontarsi è reciproca: in questi primi anni di ministero don Claudio non aveva ancora mai avuto modo di soffermarsi in quella che è una delle più grandi parrocchie della Diocesi con ben 8 mila abitanti, terra di partite Iva (iconicamente ricordata da Gian Antonio Stella nel suo bestseller Schei), ma anche di confini ravvicinati e di enormi trasformazioni, attese o subite.
Rossano oggi fa i conti con il boom economico che l'ha trasformata anche sul piano sociale. Ma il paese che nel 1966 era famoso in tutta Italia per le vocazioni (preti e suore rappresentavano il 3 per cento della popolazione) non si è perso e negli ultimi quattro anni ha visto l'ordinazione presbiterale di padre Matteo Bizzotto dei Servi del cuore immacolato di Maria e quella diaconale di Giovanni Marchetto tra i salesiani.
«Il vescovo Claudio si immergerà nella fraternità degli animatori che proprio nei giorni della sua presenza, come da tradizione, vivranno alcuni giorni insieme qui in canonica – racconta don Paolo Carletto, arciprete dal 2014 – Per tutti noi sarà molto interessante accogliere mons. Cipolla e confrontarci con lui. In questo esile “corridoio” padovano, in provincia di Vicenza, stretto tra le diocesi di Vicenza e Treviso, con Bassano come baricentro naturale per la vita sociale e lavorativa, sono molte le dinamiche da affrontare».
La prima di tutte è proprio la condizione di comunità di confine: «Bassano, Cittadella e Castelfranco sono equidistanti per noi – riflette Terry Arsie, vicepresidente del consiglio pastorale – La forza centrifuga di questi centri non ci fa percepire l’appartenenza alla Diocesi di Padova, e il rischio costante è quello della dispersione. La stessa nostra festa patronale, la Natività di Maria, ci accomuna più a Vicenza e a Monteberico». E non è un caso. Queste sono state le ultime terre a entrare in Diocesi di Padova, correva l’anno 1818, e la parrocchia ha ricordato il 200° anniversario lo scorso anno.
Gli effetti di tutto ciò si leggono per esempio nell’iniziazione cristiana, che vede i ragazzi di Rossano arrivare ai sacramenti nella notte di Pasqua degli 11 anni e i vicini vicentini a 14, in terza media, mentre a Treviso si attendono gli indirizzi del nuovo vescovo Tomasi. Le trenta catechiste di Rossano attendono l’incontro per fare il punto: «Abbiamo superato il momento di passaggio in cui il nuovo metodo sembrava una montagna insormontabile – spiega la coordinatrice Silvia Trevisan – A oggi sentiamo la necessità di un indirizzo unitario tra i percorsi dei ragazzi e dei genitori, coinvolgere gli adulti rimane complesso».
E proprio l’attenzione per gli adulti indicata chiaramente da mons. Cipolla nell’assemblea diocesana del 5 ottobre è strategica per Terry Arsie: «Sono rimasta molto positivamente colpita dalle parole del vescovo. Anche qui a Rossano tocchiamo con mano che la trasmissione della fede salta se i primi a non testimoniarla sono i genitori. In parrocchia siamo consapevoli delle difficoltà delle famiglie, si tratta di individuale le modalità migliori per instaurare un dialogo con i genitori e anche con chi non ha figli».
Chi è in cammino nel frattempo è la fascia giovani di Rossano. Oltre agli animatori dei giovanissimi che sono stati ad Assisi in estate e poi protagonisti del grest con 200 ragazzi, ci sono i 18-25enni, reduci dal campo in Polonia con visita ad Auschwitz di agosto: «Per l’anno pastorale che apriamo domenica 20 alla presenza del vescovo – conclude don Paolo – ci impegniamo a dare seguito a questa esperienza con un gruppo giovani stabile che condivida tutto l’anno».
I lavori
L’attesa di Rossano Veneto è anche per i grandi lavori previsti sulle strutture comunitarie. Da alcuni mesi, parrocchia e comune hanno un accordo che, una volta attuato darà maggior slancio alle attività e muterà il volto del paese.
In concreto, l’amministrazione acquisterà e abbatterà il patronato Don Bosco, aperto esattamente 60 anni fa e per 30 sede anche delle medie. Al suo posto nascerà una grande sala con bar, che sostituirà l’attuale, e poi verrà restaurata la vecchia canonica del ‘600 che ospiterà nuove aule.
«Quando l’esterno sarà sistemato con il nuovo assetto – spiega don Paolo – rivolgeremo l’attenzione anche al Duomo, bisognoso di interventi di restauro». Non ci sono scadenze fissate (i progetti devono ancora essere approvati), ma comune e parrocchia sono concordi nell’abbreviare il più possibile i tempi.
Nel frattempo, da inizio anno scolastico, la gestione della scuola dell’infanzia – parrocchiale dal 1928 – è passata al comune che nei prossimi mesi perfezionerà anche l’acquisto dell’edificio.