Ci stiamo perdendo in un bicchier d'acqua
Autorevoli studiosi che allo stato attuale per riportare le falde ai livelli di tre anni fa, servirebbe un mese di pioggia ininterrotta. La “legge del pendolo” climatico, per dirla con gli studiosi, sta imponendo i suoi ritmi, con fenomeni estremi. La vetusta rete idrica nazionale che seguita a disperdere il 49 per cento dell’acqua erogata
Siamo ormai al “Rosso di sera… nella pioggia si spera”. A tanto siamo arrivati! Sull’acqua si sono spesi fiumi d’inchiostro, partendo da «sora nostra acqua, utile, umile, preziosa e casta». Ma è da secoli, anzi millenni, che l’uomo ne conosce l’utilità e preziosità, che la fa bene primario, ma per nulla infinito.
Tant’è che dalla memoria della storia, ci giungono notizie di guerre per accaparramento dell’acqua.
Oggi di “guerra per l’acqua” o meglio di terza guerra globale per le risorse idriche, parla con il suo distinto coraggio papa Francesco. Un grido disperato che è realtà, se alziamo gli occhi al cielo. La guerra è già in corso ed è mondiale e avviene così in fretta che i dati futuristi che pronosticavano un clima diverso da quello cui eravamo abituati, è già qua. E forse, il peggio bussa alla nostra porta.
Non vorrei – credetemi – mostrarmi come il solito catastrofista. M’impegno a non diventarlo, ma quando sento ripetere da autorevoli studiosi che allo stato attuale per riportare le falde ai livelli di tre anni fa, servirebbe un mese di pioggia ininterrotta (e siamo solo ad aprile), tutto precipita e fa precipitare le nostre certezze.
Che estate sarà? Ce lo chiediamo tutti con non poche preoccupazioni, mentre in queste settimane vediamo in funzione gli impianti d’irrigazione. È sufficiente guardare le nostre piante da balcone. I fiumi. I laghi. I bacini idrografici. I ghiacciai o le montagne senza neve per capire che l’allarme non è più allarmismo.
Gli studiosi ci dicono che dal 1961 al 1990 (anno della grande svolta climatica), abbiamo avuto una riduzione dal 25 al 40 per cento delle precipitazioni solo nelle aree del Veneto di pianura. Riferendoci al 2016-17 le piogge autunnali sono state solo di 1 mm nel dicembre scorso, poi 10 mm a gennaio, 100 a febbraio e a marzo appena 20.
La “legge del pendolo” climatico, per dirla con gli studiosi, sta imponendo i suoi ritmi, con fenomeni estremi (che potrebbero portare – dicono – tra maggio e giugno a possibili nuove inondazioni). E tutto ciò accade mentre gli uomini non rallentano e stentano a trovare strategie comuni sul loro futuro d’acqueo. Lo dimostra la vetusta rete idrica nazionale che seguita a disperdere il 49 per cento dell’acqua erogata. Vogliamo aggiungerci gli sprechi in agricoltura e industria? Sommare poi gli sprechi domestici? A questi preoccupanti dati, si aggiungono gli inquinamenti delle falde da piombo, amianto, i micro inquinanti emergenti, gli ormoni, i fitofarmaci, gli ormai arcinoti pfas, ecc.
Tutto questo concorre a rendere l’acqua che giunge nel nostro bicchiere un “mistero della fede”. Atto che rinnoviamo ogni qualvolta ci avviciniamo al rubinetto. Gesto che intendo professare anch’io con altrettanta fiducia verso la qualità dell’acqua potabile che oggi – come ribadiscono i diversi consorzi – è controllata e qualitativamente migliore delle stesse acque in bottiglia. Loro appunto, le acque che corrono su gomma, da nord a sud, con il loro impatto ambientale che alimenta un enorme business mondiale, tanto da smuovere il presidente-manager americano Trump, a porre dazi sull’importazione delle nostre bottiglie d’acqua.
È quindi facile ipotizzare che il mondo che “beviamo” noi oggi, non sarà lo stesso che si “berranno” i nostri figli. Per capire quanto ciò significhi in termini di sopravvivenza, non basta fare un giorno di digiuno quaresimale. Provate a stare senz’acqua per un po’ di tempo. Vita, morte e acqua, tutto in un bicchiere.