Politica e imprenditori d'accordo: cacciamo i corrotti
Il presidente dell’Authority anticorruzione, Raffaele Cantone, dal palco del Forum Ambrosetti di Cernobbio nei giorni scorsi ha chiesto a Confindustria di fare di più nella lotta alla corruzione. D'accordo gli imprenditori veneti: è tempo di cacciare le "mele marce".
Sulla Difesa di domenica 14 settembre, l'opinione di Rosi Bindi, presidente della commissione parlamentare antimafia, sull'intreccio affari-criminalità e sui casi di corruzione in Veneto. Mose compreso.
Sul tema dell'intreccio tra aziende e criminalità gli imprenditori del Nord Est hanno le idee chiare: le imprese corrotte hanno arrecato danni non solo ai propri concorrenti, ma all’intera collettività e dovrebbero quindi essere espulse dalle Associazioni di categoria. È quanto emerge da un’indagine condotta da Fondazione Nord Est su oltre 200 imprenditori di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.
«Dalla nostra indagine – commenta il presidente di Fondazione Nord Est, Francesco Peghin – emerge con forza l’esigenza di maggiori garanzie. Se da un lato, quindi, si evidenzia la necessità e l’urgenza di un ripensamento nella gestione delle grandi opere fondamentali per lo sviluppo del nostro Paese, dall’altro si chiede alle associazioni di categoria di prendere provvedimenti nei confronti delle imprese corrotte».
Per il 71,3 per cento degli imprenditori coinvolti nell’Opinion Panel di Fondazione Nord Est, la diffusa corruzione della politica non sarebbe connaturata al sistema, ma risponderebbe prevalentemente a motivazioni di tipo personale e culturale. Il 77,5 per cento ritiene che sia necessario aumentare i controlli, ma senza bloccare gli investimenti. E ben 7 imprenditori su 10 sono convinti della necessità di espellere dalle associazioni di categoria le “mele marce” che inquinano il sistema.
D'accordo anche il presidente della regione Luca Zaia: «È un segnale incoraggiante, che dimostra come la legalità sia un valore per i nostri imprenditori. Lo dissi in tempi non sospetti: chi bara deve essere fuori per difendere i sacrosanti interessi di chi opera onestamente. La comunità veneta ha una spina dorsale forte e sana e chi la rappresenta ha il dovere di valorizzare quanto di buono il Veneto esprime: per questo avevo da tempo chiesto a tutte le associazioni di categoria di fare gioco di squadra e di isolare e sospendere chi si rende protagonista del malaffare».
Sul tema interviene anche Rosi Bindi, presidente della commissione parlamentare antimafia, che martedì a Padova è intervenuta alla festa democratica dialogando col direttore della Difesa del popolo Guglielmo Frezza e col coordinatore dell'Osservatorio sulla legalità di Legambiente, Gianni Belloni: «Se aspettiamo le sentenze giudiziarie, siamo spiazzati, in ritardo, inefficaci. La magistratura deve condannare sulla base di prove, ma per la società civile devono essere sufficienti gli indizi».
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