Anticorruzione, l'Autorità nazionale riceve 300 segnalazioni al mese

L'analisi di Michele Corradino, uno degli uomini della squadra di Cantone, a un convegno di Confcommercio. La cultura dell'anticorruzione inizia a fare passi avanti, seppur con difficoltà. Uno degli obiettivi dell'Anac è estendere le tutele dei segnatori del pubblico impiego anche ai cittadini comuni.

Anticorruzione, l'Autorità nazionale riceve 300 segnalazioni al mese

L'Autorità nazionale anticorruzione (Anac) ha in media 300 segnalazioni al mese
«E il trend è in forte aumento, tanto che abbiamo dovuto pubblicare una nota in cui diciamo a chi segnala che non possiamo stare dietro a tutto».
È quanto spiega Michele Corradino, uno degli uomini della squadra di Raffaele Cantone, già capo di gabinetto di ministri di centrodestra e centrosinistra, intervenendo all'incontro organizzato da Confcommercio "Lotta alla mafia ed alla corruzione negli appalti pubblici: un percorso Comune?".
Da quando è stata costituita l'Autorità, Corradino nota un'inversione di tendenza, almeno nella consapevolezza dei cittadini, spinti anche dalla visibilità data dai media al tema. Ma la strada da fare è ancora lunghissima. Ad esempio sul piano della protezione dei whistleblower, ossia di chi denuncia.

La normativa attuale, introdotta con l'articolo 42 bis del Testo unico sul pubblico impiego, obbliga tutti gli uffici pubblici a rendere disponibili dati su spese e altro che siano confrontabili tra loro e a costituire un ufficio con tanto di responsabile anticorruzione. Lo strumento sta lentamente prendendo piede, ma può toccare solo ed esclusivamente l'impiegato del pubblico.
«Il privato cittadino non ha la stessa garanzia di protezione e anonimato», spiega Corradino. Infatti la normativa anticorruzione ha introdotto come ulteriore tutela del segnalante che viene dal pubblico anche delle norme per impedire il mobbing.
Il problema, però, si vede quando una segnalazione è abbastanza fondata da aprire un fascicolo d'inchiesta: «Stiamo cercando di ampliare la tutela dell'anonimato anche con i pm», spiega. Questo perché ogni segnalazione presa in carico dall'Anac ha nome e cognome del segnalante, oscurato in seguito proprio a tutela di chi si è esposto. Anche costruire le piattaforme per oscurare l'identità non è però un procedimento immediato.

Che l'aria sia lentamente cambiando lo si registra anche dai dati raccolti nell'ultimo questionario sulla percezione della legalità effettuato da Confcommercio
Su 70mila questionari anonimi distribuiti tra gli iscritti dell'associazione, il 9 per cento dice di essere stato coinvolto in situazioni di corruzione o di concussione. Un dato che perlomeno testimonia il desiderio di squarciare il velo di omertà che ha sempre oscurato il malaffare in Italia, che si dimostra, comunque, ancora una volta a livelli altissimi. Il clima che respirano i commercianti è però cupo: uno su due registra un peggioramento nelle condizioni della piccola e media impresa e nella sua esposizione a rischi di corruzione.

L'Anac sta lavorando per affinare sempre di più i controlli sugli appalti pubblici, il ventre molle del malaffare
La torta da spartirsi vale sei miliardi di euro, il 6 per cento del Pil nazionale.
«Stiamo forzando tutte le amministrazioni a pubblicare i dati sull'andamento delle gare d'appalto e su chi si presenta», spiega Corradino. L'obiettivo è spingere anche l'opinione pubblica a tenere sempre alta l'allerta.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)