«Sono missionaria, qui, tra i migranti»
L’esperienza di suor Anna Maria Zabai. 66 anni, salesiana, da 43 religiosa, è stata una delle prime persone che a Padova, a fine anni Novanta, si è occupata del fenomeno dei flussi migratori in città come delegata regionale dell’associazione salesiana Vides (Volontariato internazionale donna educazione sviluppo). E qui ha trovato la sua "terra di missione".
Il sogno di suor Anna Maria Zabai è sempre stato quello di essere missionaria
Si immaginava terre lontane e progetti nei paesi in via di sviluppo, invece il Signore l’ha voluta qui, in Italia. A fianco di chi arriva da noi da lontano per studiare o alla ricerca di un lavoro.
66 anni, salesiana, da 43 religiosa, è stata una delle prime persone che a Padova, a fine anni Novanta, si è occupata del fenomeno dei flussi migratori in città, come delegata regionale dell’associazione salesiana Vides (Volontariato internazionale donna educazione sviluppo), oggi presente a livello regionale, nazionale e internazionale, che opera in diversi settori: educazione, promozione della donna, volontariato giovanile e per la difesa dei diritti umani.
«Il Signore voleva fossi missionaria qui, intra gentes! – racconta suor Anna Maria – E mi ha chiamato a vivere questa missione anche con e per i giovani per promuovere una cultura del dono disinteressato e dell’incontro per portare un futuro di speranza e di gioia».
La storia di Vides (www.videsveneto.org, sede in riviera San Benedetto, 88) inizia nel 1999, quando su richiesta della comunità filippina i volontari iniziano l’insegnamento della lingua italiana a famiglie intere.
«Nel 2000 abbiamo iniziato ad approfondire la conoscenza della lingua italiana con la comunità dell’Europa dell’Est, con tutte donne laureate o diplomate, e nel 2001 abbiamo aperto le porte del nostro istituto Maria Ausiliatrice di Padova a persone provenienti da tutto il mondo».
Da allora centinaia di persone all’anno, per la maggior parte giovani adulti dai 18 ai 35 anni, (400 solo per i corsi di alfabetizzazione) seguiti da un centinaio di volontari, adulti e giovani, si sono susseguiti per ricevere e dare aiuto, conforto, fraternità.
Per i giovani, in particolare, l’associazione offre progetti gratuiti di integrazione, dai corsi di lingua allo sportello accoglienza e di ascolto attivo e supporto psicologico; attività di intercultura e accoglienza, come feste e laboratorio teatrale, e progetti e microprogetti di solidarietà destinati alla popolazione locale e a missioni lontane.
Vi sono inoltre gli incontri di formazione al volontariato sociale e internazionale e gli interventi nelle scuole.
«L’attività che ci prende maggiormente – sottolinea la religiosa – sono i corsi di lingua italiana per migranti e rifugiati politici, che quest’anno sono cento. I nostri iscritti provengono da più di 50 nazioni: i paesi di origine variano di anno in anno a seconda delle difficili condizioni economiche in cui sono costretti a vivere, molte volte inasprite da combattimenti violenti. E professano credo differenti».
Per suor Anna Maria questa missione all’incontro è una chiamata quotidiana
«Sento di avere il cuore radicato nel carisma salesiano e il cuore nel mondo, un mondo fatto di tante storie, colori, nazioni, religioni. Mi sento pienamente missionaria qui e cerco di allargare cuore e sguardo, di incarnare l’amore di Dio per i giovani, soprattutto quelli più poveri e di essere tra loro missionaria di speranza e di gioia. Essere tra tanti giovani di provenienze diverse, giovani poveri, con il mio abito religioso, non crea pregiudizi o distacco, ma accoglienza piena, totale, a tutto tondo. Per parecchi di loro io sono la loro “mamma” e loro si appoggiano con fiducia perché si sentono accolti con bontà e amorevolezza. Insieme si può costruire una società più umana e insieme possiamo sentirci parte della grande famiglia umana, la famiglia dei figli di Dio. La Scrittura dice che siamo tutti “dei” perché figli di Dio».
Il 31 maggio ricorreranno i vent’anni di costituzione giuridica dell’associazione
«È un traguardo importante, che non sarebbe stato possibile senza tutti i volontari che hanno collaborato e collaborano con tanta dedizione e amore e che credono nei valori del Vides. E senza le mie consorelle salesiane, giovani e non, che lavorano in questa missione e tutta la comunità che da anni ha dimostrato di volere una casa spalancata al mondo».
L’augurio è che questa storia possa continuare ancora, chiamata sempre più a segni profetici
«Il Signore ci aiuti a contribuire a creare una cultura nuova, la cultura dell’accoglienza, della condivisione, della solidarietà, del rispetto di ogni persona, della sua dignità, nella ricerca della fraternità e della pace. La cultura dell’incontro con Dio, presente nel cuore di ogni uomo e la cultura dell’incontro con ogni fratello».