Il saluto del vicepresidente del Consiglio pastorale diocesano
Benvenuto tra noi vescovo Claudio.
Oggi può sentire fisicamente il fraterno abbraccio della Chiesa di Padova. È un abbraccio che spiritualmente ha accompagnato il suo cammino in questi mesi. Un abbraccio di uomini e donne, di giovani e vecchi, di bambini che viene da ogni parrocchia e realtà della diocesi: tutte presenti in Cattedrale. Nessuno voleva mancare ad accogliere il suo pastore.
L’accogliamo a braccia aperte, quale dono prezioso che il Signore ci ha inviato: la sua persona, la sua storia, le sue parole, che fin da subito hanno trovato particolare simpatia nei nostri cuori.
L’accogliamo a braccia aperte, ma non a mani vuote. Il suo arrivo, quale successore di Prosdocimo, ci permette di rileggere con rendimento di grazie la lunga storia della Chiesa di Padova, quale autentica storia di salvezza. Storia di una Chiesa che, tra mille vicende, ha saputo conservare e trasmettere la fede di generazione in generazione, riuscendo in più passaggi a rinnovarsi per restare fedele alla missione che il Signore le ha affidato.
Una chiesa che ha cercato di coltivare, in particolare attraverso i suoi organismi di comunione, la sinodalità, la corresponsabilità e l’attenzione al territorio. Sono mete che ci prefiggiamo, anche se facciamo fatica a concretizzare.
Da oggi, sotto la sua guida, si riprende il cammino con passo nuovo, in un più profondo e obbediente ascolto di quanto il Signore ci chiede in questo tempo, per questo tempo.
Gli orientamenti pastorali di quest’anno ci invitano a vivere un atteggiamento estroverso, alla ricerca delle perle preziose, disseminate dal Signore nei luoghi della vita. Uscire, per mettersi alla ricerca dell’altro, come il Padre Misericordioso.
Avere il coraggio di osare strade nuove, superando la tentazione dell’accidia, della chiusura, dell’autoreferenzialità. Costruire le condizioni per un dialogo adulto e costruttivo con le persone e le culture presenti nella Città dell’uomo, al fine di concorrere all’edificazione del Bene comune, che oggi impone di essere fattivamente accoglienti verso chi ha bisogno, senza distinzioni.
Il Signore le faccia il dono della sapienza.
Ci aiuti a riscoprire il gusto e la gioia di stare insieme come fratelli. Abbiamo capito che anche per lei l’incontro delle persone vale più delle cose da fare; e a cogliere i segni dei tempi e in essi leggere insieme quanto lo Spirito dice alla sua chiesa.
Caro vescovo Claudio, le chiediamo infine di guidare la nostra chiesa con il passo che non lascia indietro nessuno.
Di ricordarci che arrivare insieme è meglio che arrivare prima. Oggi ci ha insegnato che per arrivare al “centro” bisogna partire dalle “periferie”. Partire dagli ultimi non è pietismo, ma ci libera dall’idolo dell’autosufficienza e afferma il primato della fraternità contro la perversa cultura dello scarto.
Benvenuto a Padova, vescovo Claudio. Ben arrivato a casa.