Vertice Ue-Turchia, lo sdegno delle associazioni: così muore il diritto d’asilo

E’ unanime il coro di critiche sulla bozza dell’accordo raggiunto a Bruxelles. Centro Astalli: “Non sono merci ma esseri umani”. Amnesty: “Atteggiamento disumano, si violano tutti i principi dell’Ue”. Save the children: A farne le spese saranno i bambini”. Unicef: “Situazione inaccettabile”.

Vertice Ue-Turchia, lo sdegno delle associazioni: così muore il diritto d’asilo

C’è chi parla di un atteggiamento “miope e disumano”, chi di una “partita a scacchi giocata sulla vita di vittime innocenti”, prima di tutto bambini. E’ unanime il coro di critiche delle associazione, sulle conclusioni del vertice straordinario tra i capi di stato europei e la Turchia sui migranti, che si è svolto a Bruxelles.

I punti dell'accordo 

La Turchia è pronta a riprendere tutti i migranti che, partendo dalle sue coste, sbarcano sulle isole greche. Per ognuno che farà ritorno, però, un rifugiato siriano deve essere ricollocato nei paesi europei. Si è concluso con questa sorta di baratto, il vertice straordinario tra Unione europea e Turchia per tentare di bloccare il flusso di migranti attraverso il mare Egeo.

Una soluzione concordata soltanto in via di principio, perché dopo una lunga giornata di trattative, nella notte i leader hanno dovuto ammettere di non essere in grado di arrivare ad un accordo finale, rimandato al Consiglio europeo già in programma la prossima settimana a cui parteciperà, ancora una volta, anche il premier turco, Ahmet Davutoglu. 

Nel testo messo sul tavolo dal premier turco, anche nuove richieste economiche. Se già lo scorso novembre gli Stati membri dell'Ue si erano impegnati a versare ad Ankara tre miliardi di euro per il miglioramento delle condizioni di vita dei rifugiati siriani nei campi turchi così da scoraggiarne le partenze, ora il governo turco vuole, entro il 2018, altri tre miliardi di euro.

Ai leader Ue, Davutoglu è riuscito anche a strappare l'impegno per un'accelerazione sui tempi per la liberalizzazione dei visti. Non ottobre, come inizialmente deciso, ma invece giugno, hanno concordato i leader. 

Lo sdegno delle associazioni umanitarie

“La preoccupazione costante di rispedire le persone in Turchia, invece di compiere sforzi incondizionati per il reinsediamento e offrire altri percorsi sicuri e legali per raggiungere l'Europa mostra un atteggiamento miope in maniera allarmante e disumano nel gestire questa crisi – sottolinea  Amnesty International - La proposta che per ogni rifugiato siriano respinto in Turchia dalla Grecia un siriano sarà reinsediato all'interno dell'Ue presenta vizi morali e legali. Questo piano renderebbe ogni luogo di reinsediamento offerto a un siriano nell’Ue dipendente in maniera preoccupante da un altro siriano che rischia la propria vita in mare nel viaggio mortale verso la Grecia”. 

Per Amnesty, dunque, “i leader europei e turchi sono caduti nuovamente in basso, usando efficacemente come moneta di scambio i diritti e la dignità di alcune delle persone più vulnerabili del mondo”. 

“L'idea di barattare rifugiati con altri rifugiati non è solo pericolosamente disumanizzante, ma offre anche una soluzione insostenibile a lungo termine per la crisi umanitaria in atto", dichiara Iverna McGowan, direttrice dell'Ufficio di Amnesty International presso le istituzioni europee.

Amnesty International contesta fortemente anche il concetto di “paese terzo sicuro” (con cui dovrebbe essere designata la Turchia) in quanto “mina il diritto individuale all’elaborazione equa e tempestiva delle richieste di asilo e può comportare la successiva deportazione nel paese di origine, in violazione del principio di non-refoulement. Nel caso della Turchia, in particolare, esiste grande motivo di preoccupazione data la situazione attuale e il trattamento dei migranti e dei rifugiati”.

"La Turchia ha rimpatriato forzatamente rifugiati in Siria e molti rifugiati nel paese vivono in condizioni disperate, senza un alloggio adeguato. Centinaia di migliaia di bambini rifugiati non hanno accesso alla formazione ufficiale. La Turchia non può assolutamente essere considerata un “paese terzo sicuro” a cui l’Ue possa esternalizzare i propri obblighi", ha aggiunto Iverna McGowan. 

Secondo Amnesty, inoltre, sebbene sia stato affermato che coloro che necessitano di protezione internazionale, non siriani, non sarebbero respinti in Turchia, non è stato chiarito come quei diritti individuali potrebbero essere garantiti nel contesto di un sistema di respingimenti di massa. “La realtà è che non tutti i richiedenti asilo provengono dalla Siria e la Turchia non ha un sistema di asilo pienamente funzionante – scrivono - La proposta si fa beffe dell’impegno dell'Ue di fornire accesso all'asilo ai propri confini. Qualsiasi sistema di respingimento che non sia costruito sul principio del diritto di un individuo ad accedere a una procedura di asilo equa e solida è profondamente problematico”. 

È stato inoltre dichiarato dal presidente Tusk che la rotta dei Balcani occidentali sarebbe stata chiusa: questo “lascerebbe al gelo migliaia di persone vulnerabili in assenza di un piano chiaro su come i loro bisogni umanitari urgenti e i loro diritti alla protezione internazionale sarebbero trattati”.

Il centro Astalli ricorda che “non si tratta di merci ma di esseri umani”. 

“Si predilige un approccio securitario, certamente non risolutivo e per di più eccessivamente oneroso in termini economici. Un piano volto esclusivamente a tentare di limitare il numero degli arrivi in Europa – sottolinea - Pare incredibile che si discuta di far rientrare in Turchia i “migranti irregolari” che hanno compiuto la traversata fino alle isole greche. Si tratterebbe di una misura in aperta violazione delle norme internazionali che vietano espulsioni collettive di cittadini stranieri e che prevedono il diritto per ogni persona, indipendentemente dalla propria nazionalità, di presentare domanda d’asilo”. 

In particolare, padre Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli, esprime sconcerto e grave preoccupazione: “Assistiamo attoniti all’ennesimo colpo inferto alla dignità della vita umana, aggravato da uno spreco sproporzionato di risorse economiche che potrebbe essere destinato alla creazione di canali umanitari sicuri per chi scappa dalla guerra, ad un’accoglienza programmata e progettuale che impegni tutti gli Stati dell’UE - spiega - I migranti forzati inevitabilmente continueranno ad arrivare nonostante gli inutili deterrenti che ogni giorno si mettono in atto come muri, fili spinati, respingimenti e ora anche scambi tra esseri umani considerandoli alla stregua di “pacchi postali”.

Secondo Save the children le ricadute dell’intesa con la Turchia sarebbero particolarmente dannose per i minori

“L'Europa si preoccupa soltanto di difendere i propri confini esterni e contenere i migranti all’interno della Turchia, privando persone vulnerabili e bambini in fuga da guerre e persecuzioni della possibilità di richiedere asilo in Europa, in violazione sia del diritto internazionale che di quello dei rifugiati" – sottolinea l’organizzazione, ricordando che un terzo dei richiedenti asilo che cercano di raggiungere l’Europa sono bambini. Attualmente in Europa, un richiedente asilo su quattro è un bambino (800 al giorno). 

“Se da un lato accogliamo con favore la possibilità di aumentare i reinsediamenti dalla Turchia all’Europa, dall’altro siamo inorriditi dalla logica perversa alla base dell’accordo proposto, che implica che una persona debba rischiare la vita in mare affinché un’altra possa beneficiare di un passaggio sicuro e legale in Europa – scrivono - La proposta di una politica basata sul “respingerne uno per reinsediarne un altro” riferita ai profughi siriani rischia di essere particolarmente dannosa per i minori. Servirà solo ad accrescere le insicurezze circa il loro status e li spingerà a cercare altre vie più pericolose per raggiungere l’Europa. Subordinare questa risposta al fatto che persone disperate siano disposte ad affrontare un viaggio in mare così insidioso è semplicemente aberrante”. 

Secondo Save the children, poi, non è stata affrontata in modo appropriato la situazione dei non siriani e di quali sarebbero le ricadute di questa proposta per loro. Più di 3.450 minori non accompagnati hanno presentato richiesta di asilo in Europa nel gennaio 2016, di cui il 46% erano afgani: gli iracheni, gli afgani e le altre nazionalità non potranno prendere parte al piano di reinsediamenti proposto e non avranno il diritto di richiedere alcuna di forma di protezione nazionale o internazionale in Turchia.

Anche l’Unicef ribadisce che il principio umanitario di base del “non nuocere” deve guidare le autorità in tutta l’Europa, nei Balcani e in Turchia in ogni passo quando si ha a che fare con i bambini rifugiati e migranti. E ricorda la necessità di garantire, prima di tutto, i diritti dei bambini a richiedere protezione internazionale. “Nell’immediato, la situazione disperata che si sta compiendo ai confini della Grecia e della Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, rimane inaccettabile per i bambini che rappresentano la maggioranza di coloro che si trovano al confine di Idomeni, nel nord della Grecia – scrive Unicef - I bambini hanno già sopportato troppo - scappando da guerre e conflitti e intraprendendo traversate pericolose. È un altro colpo il fatto che debbano dormire all’aperto, senza accesso ai servizi di base e senza sapere se potranno continuare il loro viaggio o se saranno costretti a tornare indietro”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)