Il nuovo Isee non piace alle associazioni familiari
La riforma dell'Isee e le critiche del mondo dell'associazionismo familiare: bene aumentare i controlli, ma manca ancora un vero riconoscimento del valore della famiglia e del costo dei figli.
«Per carità, tutto quello che serve a introdurre criteri di maggiore equità e a evitare che qualcuno si approfitti delle leggi, va bene ed è giusto che si ricerchi; ma dire che questo nuovo Isee rende giustizia a chi veramente ne ha bisogno, mi pare una forzatura, se non proprio una bugia». Roberto Bolzonaro, di Monselice, già presidente dell’Afi (associazione famiglie italiane), ora vice responsabile nazionale del forum delle associazioni familiari, cerca di essere prudente, cauto, ma alla fine si lascia un po’ andare.
«Non è certo casuale che le nuove scelte del governo non entrino di proposito sul terreno della “scala di equivalenza” (la valutazione dello stato di una famiglia in base ai componenti), che viene addirittura giudicata troppo generosa rispetto ad altre realtà europee; non siamo ancora giunti al pieno riconoscimento dell’autentico valore dei figli. Per lo stato pare che siano degne di attenzione soltanto le famiglie che hanno più di due figli (meno del dieci per cento). E tutte le altre? C’è un paradosso difficile da giustificare: la stima del valore (e quindi dell’incidenza dei costi) previsto dalla nuova impostazione dell’Isee è del 10 per cento inferiore a quello indicato dall’istat. Perché non si sono messi d’accordo? Da tale punto di vista nasce il sospetto che questa revisione, al di là dei buoni propositi, abbia soprattutto lo scopo di abbassare il livello di interventi e quindi di risparmiare. Comunque la si veda, le famiglie non escono bene da questa operazione».
Resta da capire se ci sono margini di miglioramento. «Un risultato lo abbiamo già raggiunto: la franchigia sulla casa, da 30 mila è ritornata a 52.500 euro; una valutazione accessibile a molte famiglie. D’altra parte già il conto del valore della prima abitazione sull’imu rispetto all’ici, porta a un incremento patrimoniale di circa il 20 per cento; non vorremmo che passasse la linea che per una famiglia avere una casa propria sia un lusso…».
Insomma, un giudizio negativo su questa operazione… «La positività sta nel fatto che si cerca di limitare le frodi, questo va bene; anche se credo che tale battaglia dovrà essere combattuta soprattutto a livello locale (come sta facendo il comune di Padova). Per il resto non c’è stato nessun salto di qualità: la famiglia e in particolare i figli continuano a contare poco e paradossalmente a pagare molto».
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