Il governo fa marcia indietro, la clandestinità rimane reato
La titolare delle riforme costituzionali Maria Elena Boschi spiega in un'intervista: "Forse si può arrivare a eliminare quel reato se si prepara bene il terreno, oggi non credo che sia giusto farlo. C'è un problema di percezione della sicurezza". La politica si divide. Amnesty: “Calcolo politico e demagogico”.
Si farà la depenalizzazione dell'immigrazione clandestina? "Forse si può arrivare a eliminare quel reato se si prepara bene il terreno, oggi non credo che sia giusto farlo".
Maria Elena Boschi, ministro per le riforme costituzionali e per i rapporti con il Parlamento, lo dice in un'intervista al Corriere della Sera.
"Nel merito, la richiesta viene dagli addetti ai lavori, dai magistrati, però penso che in questa specifica fase storica e politica per poter depenalizzare i reati di immigrazione clandestina, occorre preparare prima l'opinione pubblica, non perché abbiamo paura in termini di consensi, ma perché c'è un problema di percezione della sicurezza. In realtà, i crimini sono diminuiti e nel 2015, rispetto al 2014, è calato di ventimila unità circa il numero degli immigrati nel nostro Paese. Se però guardiamo ai mezzi di comunicazione, il fenomeno sembra triplicato e questo aumenta la percezione del problema da parte dell'opinione pubblica".
Amnesty: scelta demagogica per calcolo politico
La delega al governo scadrà il 17 gennaio, ma a questo punto la decisione sembra definitiva. Duro il commento del presidente di Amnesty International Antonio Marchesi, che ricorda come nell'aprile 2014, il parlamento avesse dato 18 mesi di tempo al governo per depenalizzare il reato d'ingresso irregolare, abrogando le norme del governo Berlusconi di sette anni fa che avevano istituto “un reato che non ha prodotto alcun vantaggio tra quelli ipotizzati nel 2009 da chi lo introdusse e che ha invece compromesso l'accesso ai diritti e alla giustizia e favorito in particolare lo sfruttamento del lavoro migrante; una norma aberrante dal punto di vista dei diritti umani in quanto punizione non di un comportamento ma di una condizione. Il procuratore nazionale antimafia aveva chiesto che venisse annullato, il ministro della Giustizia si era mosso di conseguenza. Ma, passati ampiamente i 18 mesi, il governo ha fatto marcia indietro, facendo prevalere – come già su altre questioni di diritti umani – un calcolo politico e demagogico, stavolta persino rispetto al dato di fatto, ammesso dallo stesso governo, del carattere inutile e controproducente della norma".
La politica si divide
Molte le reazioni, di segno opposto, in questi giorni, anche all'interno della maggioranza.
L'abolizione del reato di immigrazione clandestina "proprio in un momento come questo è un errore. Noi dobbiamo da una parte continuare ad accogliere coloro che sono profughi, ma dall'altra dare un segnale molto forte. Chiunque entra in Italia e non è nella condizione di profugo ma è un immigrato clandestino deve essere rimandato indietro – sottolinea Maurizio Lupi, capogruppo Area Popolare alla Camera – Anche dopo quello che è successo in Germania, dopo quello che sta succedendo nell'intera Europa, che l'Italia dia un segnale che va in un'altra direzione secondo me dà solo fiato a colore che hanno alcun interesse ad accogliere coloro che sono in difficoltà, ma vogliono solo fare populismo su questi temi".
"Così come era stata configurata – sottolinea Enrico Zanetti (Scelta civica) – la rilevanza penale della clandestinità non ha funzionato. Oggi però un governo che lavora per questioni vere e non per ideologie deve porsi anche il tema di come rendere efficaci i meccanismi di respingimento ed espulsione, non di abolire il reato e stop".
Contrario all'abolizione anche Paolo Romani, presidente del gruppo di Forza Italia al Senato: "Cancellare, soprattutto in questo momento, il reato di immigrazione clandestina denota da parte del governo una buona dose di incoscienza. E chi sostiene che quella norma non abbia avuto effetti dissuasivi, dovrebbe riflettere sulle inevitabili conseguenze negative che una simile depenalizzazione comporterà. Occorrerebbe invece, anche alla luce degli episodi inaccettabili e vergognosi accaduti in alcune città tedesche, un ripensamento complessivo sulla politica dell'immigrazione e dell'integrazione, anche per quanto riguarda i richiedenti asilo".
A favore dell'abolizione Sandro Gozi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega agli Affari Europei: "Il reato di clandestinità non ha funzionato, perché rende addirittura molto più difficile e più lunga l'espulsione e molto più complessa la lotta contro i trafficanti di esseri umani. L'esperienza dice che quella norma non ha funzionato, ma questo non vuol dire che agli irregolari non verranno comminate sanzioni di tipo amministrativo. Vuol dire che è meglio considerare il clandestino come persona informata dei fatti, perché facilita le indagini e le accelera, anziché doverlo considerare, per lo status di immigrato in verifica di regolarità, un criminale".
Questa la reazione del sindaco di Verona e segretario di Fare! Flavio Tosi: "Il reato di clandestinità, anziché cancellato, va ridefinito, perché così com'è, la norma non è nemmeno un deterrente: i clandestini se ne fanno un baffo della sanzione amministrativa prevista, da 5 a 10 mila euro. Serve un provvedimento che renda effettivi i respingimenti e le espulsioni, meglio all'interno di una cornice europea, così eviteremo che qualche magistrato buonista lo smantelli, com'è accaduto alla Bossi-Fini".
"La depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina dovrebbe essere una non notizia nel circuito politico-comunicativo: già due anni fa il Parlamento si era pronunciato in questo senso, delegando il Governo a provvedere. Se però ci si vuole tornare, bisogna ricordare non solo la genericità e la vacuità di una norma soltanto simbolica (applicata nel corso degli anni in un numero irrisorio di casi), ma anche la sua dannosità".
Questo il commento dei senatori Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti umani e Riccardo Mazzoni, vicepresidente della stessa commissione. "Lo ha detto bene il capo della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, Franco Roberti – sottolineano – spiegando come esso ha reso più difficili le indagini sulla tratta di migranti e abbia spinto questi ultimi all'omertà, piuttosto che alla collaborazione con le autorità inquirenti. Il risultato finale è stato un favore reso ai cosiddetti 'mercanti di carne umana'. Inutile e dannoso, dunque, e buono solo ad alimentare paura e intolleranza. E perciò meritevole di essere cancellato".