Fondo straordinario di solidarietà: è questo il welfare che funziona
Se il 2013 è stato l'ennesimo anno difficile per l'economia veneta, con altre migliaia di posti di lavoro perduti, per il Fondo straordinario di solidarietà ha rappresentato una nuova sfida vinta: quella di coagulare risorse crescenti e dedicarle alla promozione di quello che gli esperti chiamano oggi "welfare generativo". Quello che alla logica del contributo sostituisce l'invito alla corresponsabilità.
Da questo punto di vista i risultati che sta ottenendo il Fondo di solidarietà, avviato dalla fondazione Cariparo, con le Caritas di Padova, Rovigo e Chioggia, enti locali, fondazione Antonveneta e altri soggetti (come Etra), rappresenta un “caso” molto particolare, emblematico, esemplificativo. Nel 2013 il Fondo ha stanziato per il perseguimento dei propri obiettivi, cioè il sostegno a soggetti senza lavoro e ammortizzatori sociali, oltre 5 milioni e 205 mila euro, ma mettendo in circolo risorse per oltre 13 milioni.
Com’è stato possibile? Molto semplicemente perché le disponibilità di partenza hanno fatto da traino ad altri interventi, hanno sollecitato ulteriori assunzioni di responsabilità. Il risultato? Circa 3.200 inserimenti lavorativi attraverso le varie formule previste, dalle borse di lavoro ai voucher, soltanto in diocesi di Padova, Chioggia e Rovigo.
«La singolarità e validità di questa esperienza – ha spiegato Matteo Segafredo, presidente del comitato di gestione del Fondo – sta tutta nel fatto che abbiamo praticamente quintuplicato ciò che abbiamo messo a disposizione». La domanda, legittima, a questo punto è soltanto una: come è potuto accadere tutto ciò? Che cosa ha trasformato un’azione di welfare in un processo generativo? E perché gli enti locali continuano invece a distribuire le risorse a loro disposizione secondo la vecchia logica dei contributi a fondo perduto?
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