Disabili: via le indennità dal nuovo Isee, ma il governo azzera le franchigie
Pensioni d’invalidità e indennità non possono essere conteggiate come reddito: così il governo accoglie, con un emendamento inserito nel decreto sulle scuola, le indicazioni del Consiglio di Stato dopo il ricorso delle famiglie dei disabili. Che però denunciano: “Azzerate le franchigie: così è peggio di prima”.
È stato provato alla Camera il decreto sulla scuola, “recante disposizioni urgenti in materia di funzionalità del sistema scolastico e della ricerca”.
Contiene, tra l’altro, nelle sue battute finali, anche i correttivi al nuovo Isee, sotto forma di emendamento governativo al decreto legge: un emendamento presentato al Senato, che va ad aggiungere all’articolo 2-bis (su “Incremento dei compensi ai commissari del concorso per docenti”) un ulteriore articolo, appunto, su “Isee dei nuclei familiari con componenti con disabilità”.
Qui si conferma, come previsto dalle sentenze del Tar prima, del Consiglio di Stato poi, in risposta al ricorso del coordinamento delle famiglie di disabili, che “sono esclusi dal reddito disponibile i trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari percepiti in ragione della condizione di disabilità”.
Non solo, però: nel comma successivo, infatti, il governo cancella le franchigie e introduce “la maggiorazione dello 0,5 al parametro della scala di equivalenza per ogni componente con disabilità media, grave o non autosufficiente”.
Letteralmente, nel decreto approvato si legge che “in luogo di quanto previsto dall'articolo 4, comma 4, lettere b), c) e d), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 159 del 2013, è applicata la maggiorazione dello 0,5 al parametro della scala di equivalenza di cui all'allegato I del predetto decreto n. 159 del 2013 per ogni componente con disabilità media, grave o non autosufficiente”.
Ed è proprio questo passaggio che ha sollevato, all’indomani della presentazione dell’emendamento, le critiche delle associazioni.
“Il quadro finale è ancora peggiore – commentava il presidente della Fish Vincenzo Falabella – Lo strumento che ne esce non è né selettivo né equo: sono considerati allo stesso modo persone che ricevono provvidenze molto diverse in termini di importo, persone con gravità diversa, minori, anziani, adulti. Inoltre, il sistema della maggiorazione della scala di equivalenza finisce per premiare chi ha più redditi e patrimoni a scapito di chi è più povero o ha maggiori spese. Se l’obiettivo era quello si diminuire drasticamente il numero degli Isee nulli o bassi, il risultato è garantito! Ora è necessario pensare ad una profonda e ragionata riforma dello strumento elaborando un nuovo Dpcm, che riprenda i principi della sostenibilità, equità e capacità selettiva”.
Critiche erano giunte anche da Carlo Giacobini, direttore di Handylex, che aveva simulato i possibili effetti del decreto sull’Isee dei nuclei con familiari disabili.
Una famiglia con figlio minore che riceve l’indennità di accompagnamento, mamma casalinga, papà con basso reddito, per esempio, avrebbe visto aumentare il proprio Isee da 6.617 euro a 8.661 euro dopo il nuovo decreto. Di qui la richiesta, da parte delle associazioni e delle famiglie, di rimettere mano al misuratore, al fine di renderlo più equo. La richiesta, evidentemente, non è stata accolta.