Erasmus anche oltre l'Europa
Non più chiusura, ma rilancio dell'esperienza che dal 1987 a oggi ha coinvolto ben tre milioni di studenti. L'Italia, tra i paesi più attivi, nell'anno accademico 2012-2013 è stata il quinto paese per numero di studenti ospitati. Erasmus abbatte del 23 per cento la percentuale dei laureati disoccupati e con l'allargamento ai cinque continenti potrebbe dare risultati ancora migliori.
Erasmus allarga i propri confini. Il programma europeo nato nel 1987 che finora ha permesso a moltissimi studenti (ma anche docenti) universitari di realizzare un periodo di attività all'estero (studiando o insegnando nelle università di altri paesi diversi dal proprio, incontrando coetanei e colleghi di lingue e culture differenti, favorendo lo scambio, il confronto e il dialogo), sarà potenziato dalla Ue: l'Italia disporrà di un budget extra di 12 milioni di euro per Erasmus+ (questo il nuovo nome del progetto) e si aprirà oltre i confini europei.
La vera novità rispetto al passato è che ora sarà possibile "andare in Erasmus" nei cinque continenti, e allo stesso tempo le università in Europa apriranno le porte alla mobilità e alla cooperazione con altri paesi. Il tesoretto a disposizione delle università italiane permetterà a 1.900 studenti (ma anche docenti e personale accademico) in più rispetto al passato di fare esperienza di formazione all'estero, nei paesi partner.
Non è cosa da poco, soprattutto se si considera che proprio il progetto Erasmus sembrava, nei mesi scorsi, dover patire un ridimensionamento, legato a problemi di budget dell'Unione europea. Molte voci si erano levate a sottolineare l'importanza di un'iniziativa della quale finora hanno beneficiato oltre 3 milioni di giovani in 28 anni. Il risultato, dunque, è che non "si chiude", ma si rilancia. Arrivano infatti complessivamente 121 milioni di euro extra, per consentire a un drappello aggiuntivo di 20 mila studenti di mettersi alla prova in un sistema universitario di qualunque paese del mondo. Un budget che si aggiunge ai 14,7 miliardi di euro stanziati dalla Commissione europea per i programmi relativi a istruzione, formazione, giovani e volontariato per il periodo 2014-2020.
Tornando all'Italia, va rilevato che il nostro paese è da sempre tra i più attivi a proposito di Erasmus, con studenti inviati e accolti da tutta Europa. Nell'anno accademico 2012-2013 l'Italia si è collocata al quinto posto per studenti ospitati (la maggior parte da Spagna, Francia e Germania). Non solo, le statistiche confermano l'utilità dell'esperienza di studio all'estero, che apre a maggiori prospettive di carriera e soprattutto permette il raggiungimento di competenze linguistiche importantissime. Di fatto, tra coloro che hanno partecipato al progetto i disoccupati sono il 23% in meno rispetto alla media.
Insomma, l'Erasmus fa bene e da quest'anno potrebbe fare meglio, con l'allargamento delle frontiere e la caduta delle ultime barriere alla mobilità e alla cooperazione anche con paesi prima esclusi. Non sfugge l'importanza della scelta fatta dall'Ue, che si dimostra lungimirante. Puntare sulla mobilità degli studenti, investire nella possibilità di studio e di scambio tra i giovani non solo dell'Europa, significa credere nella possibilità di una maggiore e migliore interazione tra le nazioni del mondo, soprattutto tra quanti, i più giovani, sono chiamati a costruire la società di domani.
Incontrarsi, conoscersi, studiare insieme è il modo migliore per superare pregiudizi, evitare incomprensioni, favorire un clima di cooperazione e di fratellanza di cui vediamo bene sempre di più come ci sia bisogno.