Kenya: il Natale di misericordia di John, con il pensiero ai poveri
John Wachira, giovane assistente sociale kenyano, è uno dei molti protestanti dello staff del Saint Martin. La condivisione di un ecumenismo quotidiano colora il suo Natale con le sfumature della misericordia del Giubileo appena finito. Attende il calore della sua famiglia e del suo villaggio, ma non può dimenticare la solitudine estrema di chi non ha nulla, e in questo periodo soffre ancora di più.
Il pensiero di John corre subito ai più poveri. «Per loro il Natale è un periodo tremendo», riflette il trentenne assistente sociale kenyano.
«Tutti noi abbiamo in mente le nostre famiglie, tornare ai nostri villaggi da cui ci siamo allontanati per cercare lavoro. Non vediamo l'ora di stare insieme ai nostri parenti, ai nostri amici o conoscenti. Ma chi non ha nulla di tutto ciò è costretto ad attraversare un tempo di solitudine estrema, peggiore di tutto il resto dell'anno».
John Wachira è uno dei numerosi membri protestanti dello staff del Saint Martin, l'organizzazione fondata dai missionari fidei donum padovani a Nyahururu, nel Kenya centrale.
Il lavoro che porta avanti ogni giorno nelle comunità e nelle scuole lo spinge ad avere i poveri come primo pensiero. Inserito nel programma “Addiction & Hiv” è in contatto ogni giorno con persone che vivono situazioni di dipendenza, sieropositivi o bambini a cui l'Aids ha strappato via i genitori. Per questo la famiglia e la comunità, per John, rivestono un ruolo fondamentale: nelle relazioni e nell'inserimento delle persone più deboli nel tessuto sociale.
«Natale è un tempo di gioia: è la festa dell'amore di Dio per l'uomo. In questo periodo dell'anno mi fermo a pensare a come mi sono relazionato con tutte le persone che mi sono vicine: la mia famiglia (una moglie e una figlioletta di sei anni), i colleghi, i miei sei tra fratelli e sorelle, ma anche me stesso e Dio. Ogni anno mi guardo dentro e trovo conferma: voglio seguire le orme di Gesù».
Non per tutti però è scontato vivere serenamente il Natale.
L'esperienza di John è fatta anche di credenti timorosi e di una visione di Dio come giudice: «Fin dall'inizio molti cristiani sono sati educati alla paura del ritorno di Gesù. Anziché assaporare il senso di amore e di vicinanza di Dio, le persone spesso sono portate a chiedersi che cosa succederà loro se non si sono comportate secondo gli insegnamenti di Gesù».
E certamente questo è uno dei motivi per cui in molti scelgono di allontanarsi dalla fede. In realtà Dio è sempre presente, così «se avremo fatto qualcosa di buono per gli altri, non dobbiamo vedere l'ora che Cristo venga a incontrarci».
Non certo una mera questione di fede. Questo per John è anche un prezioso metodo di lavoro quotidiano.
La consapevolezza del bene che la comunità unita può fare, per se stessa e specialmente per i più fragili, sta al centro dell'impegno del giovane assistente sociale e campeggia anche nel motto del Saint Martin: only through community, solo attraverso la comunità.
Protestanti e cattolici, al Saint Martin danno vita a un ecumenismo plastico, che prende forma ogni mattina durante la preghiera.
Tra i risultati più importanti, la condivisione di quanto di più bello propongono le rispettive chiese. E dunque, anche da luterano John ha vissuto un Giubileo della misericordia che gli ha permesso di ripensare
«a tutte le volte che Dio ha salvato e sostenuto la mia vita e quella della mia famiglia, ma anche la mia nazione e altri popoli nel mondo. Per un anno intero mi sono sentito chiamato a essere più aperto rispetto agli altri. E ora rimane la vocazione a testimoniare la misericordia in città e nei villaggi, a riconciliarmi con le persone, a fare di più all'interno delle comunità, a sentirmi parte della vita degli altri, senza limitarci a fare solamente ciò che ci viene chiesto».
(hanno collaborato Ilaria e Fabio Fanton, fidei donum padovani in Kenya)