Il Duomo di Piove, pubblicazione scientifica dopo 120 anni dal rifacimento
Una storia millenaria si cela dietro al Duomo di Piove di Sacco e gli Amici del Gradenigo hanno dedicato a questo gioiello di arte e cultura una pubblicazione scientifica a distanza di 120 anni dal suo completo rifacimento, a parte il lavoro parziale di Paolo Tieto.
Copre una lacuna vistosa e persistente il volume presentato nei giorni scorsi davanti a una folta platea di giovani, Il duomo di Piove di Sacco. Mille anni di storia e arte.
Da 120 anni a questa parte, dalla data del suo completo rifacimento, non era mai stata fatta una pubblicazione scientifica completa sulla chiesa dedicata a san Martino, se si eccettua il lavoro, anch’esso parziale, di Paolo Tieto, risalente comunque a qualche decina d’anni fa.
L’iniziativa di dare alle stampe la prima pubblicazione storico-artistica sul duomo è dell’associazione Amici del Gradenigo, che ci stava lavorando già da qualche anno. «Abbiamo voluto – spiega il presidente Mario Miotto che la conduce da vent’anni – rendere omaggio a quel fulgido esempio di amore e orgoglio civico che fu Giuseppe Marcolin, autore di un libretto sul duomo, ormai introvabile, risalente al 1929 e di un manoscritto risalente agli anni 1890-1913, cioè alla demolizione del duomo vecchio, che stampiamo per la prima volta, e nello stesso tempo dare alla città la prima pubblicazione scientifica sul duomo, che ha coinvolto studiosi di primo piano come Gian Pietro Brogiolo, docente di archeologia dell’università di Padova, noto anche per gli studi sulla cattedrale di Padova, e tutto il suo gruppo di lavoro. Soprattutto la ricercatrice Rita Deiana che ha scansionato con il georadar il pavimento interno e la superficie esterna del duomo, con risultati sorprendenti».
Il dato più importante è la retrodatazione della prima chiesa costruita su quel sito, che non risale a mille anni fa, quando fu costruito il duomo di Milone, sopravvissuto fino ai primi anni del secolo scorso: le rilevazioni al georadar hanno individuato resti di fondazioni risalenti all’ottavo-nono secolo che lasciano ipotizzare l’esistenza di una chiesa a tre navate e tre absidi, larga quanto quella romanica ma più corta e con un podio corrispondente alla navata centrale.
Lo studio di Brogiolo non si diffonde solamente sulla chiesa di San Martino, ma anche sugli antichi edifici religiosi circostanti e sullo sviluppo urbanistico di Piove, lungo l’asse del Fiumicello. Uno sviluppo che ben evidenzia il ruolo di Piove come polo intermedio di raccordo tra Padova e Venezia. La Saccisica, come ha messo in evidenza anche Dario Canzian nella presentazione del volume, ha una tradizione antica di indipendenza che risale almeno al rapporto diretto che gli arimanni qui insediatisi avevano con l’imperatore. Una storia che consente di partire da Piove per descrivere tutti i momenti caratteristici della storia medievale occidentale, dall’incastellamento alla signoria locale fino alla signoria ecclesiastica.
La sua importanza è ben simboleggiata dalla pieve, che era una collegiata, con arciprete e canonici, tra cui si trovano gli esponenti delle principali famiglie padovane prima e veneziane poi, dopo la caduta dei Carraresi.
La seconda parte, non meno importante, della pubblicazione sul duomo di Piove di Sacco, affidata a Giuliana Ericani, è dedicata alla descrizione dei beni artistici della chiesa, «mettendo in rilievo – sottolinea i presidente Miotto – quello che è visibile, ma anche ciò che è nascosto. Il duomo infatti non ha ancora uno spazio museale, che stiamo però seguendo con la prospettiva di aprirlo l’anno prossimo. Ci sono quindi cose, anche importanti, che da 50-60 anni sono chiuse nelle soffitte e che la gente non ricorda più. Ci sono poi le opere conservate in altra sede, per mancanza di spazio e dei requisiti di sicurezza, come i quadri in museo diocesano e le miniature nell’archivio della curia, in deposito per mancanza di spazio e di sicurezza. Abbiamo voluto anche dedicare un capitolo alle tante reliquie del nostro duomo, di cui oggi si parla poco, ma che per secoli sono state importantissime, erano un punto di vanto per le chiese».
«Infine – conclude Miotto – vorrei ringraziare quanti hanno reso possibile l’impresa, il vescovo Claudio per la sua presentazione, e ricordare il contributo dato alla realizzazione di questo volume da mons. Claudio Bellinati, direttore emerito della Capitolare, anche lui figlio della Saccisica, che ci ha dato il coraggio di andare avanti facendo presente a più riprese la mancanza di questa pubblicazione».